Si intersecano, su questo sito, le storie di due Fuoriclasse ciascuno appartenente al proprio tempo. Due vicende separate da quasi 500 anni ma con tanti elementi in comune: innanzitutto, la passione per la letteratura e il sapiente utilizzo delle tecnologie.
Il primo protagonista di questo racconto si chiama Anton Francesco Doni. Nato a Firenze nel 1513, figlio di un forbiciaio, diventa una figura tra le più rappresentative del Rinascimento italiano e soprattutto della prima età della stampa. Venezia fu per Doni la terra di adozione dove si affermò come letterato e collaboratore editoriale. La rivoluzione di quegli anni era rappresentata dalla stampa a caratteri mobili e gli editori della Serenissima divennero presto punto di riferimento irrinunciabile per gli intellettuali di allora.
A Venezia Doni scrive, raccoglie testi, li commenta, impreziosisce i suoi libri con le illustrazioni riprese da altre edizioni. Pagine magnificamente illustrate, figure estrapolate da contesti anche molto lontani, riferimenti impliciti a testi altrui (che solleticarono la creatività del letterato). Sono questi gli accorgimenti che resero famosi i libri pubblicati da Francesco Marcolini, l’editore di Doni. Le opere nate dalla collaborazione tra Doni e Marcolini, concentrate in pochi, intensi anni (dal 1551 al 1553), hanno oggi un valore unico anche per questo risvolto ‘ipertestuale’: i libri diventano metatesti, l’immagine racconta il riferimento ad altre opere che hanno ispirato o che sono commentate in nuovi contesti. L’equivalente rinascimentale del link http tra un testo e l’altro è la tavoletta lignea, su cui è intagliato il calco necessario ad imprimere l’illustrazione originale. Doni si serve di queste preziose matrici e dà nuova vita a immagini che poi trovano ulteriore utilizzo in altre opere per decine di anni a seguire.
Seconda protagonista di questa storia è Giovanna Rizzarelli, ricercatrice di Letteratura italiana della Scuola Normale di Pisa e anche tra i pochi italiani che, per primi, nel 2007 si sono aggiudicati i prestigiosi Starting Grant dello European Research Council. Questo programma, dedicato ai giovani scienziati, prevede una selezione durissima (rapporto 1/300, nell’anno di Giovanna), ma anche finanziamenti cospicui: più di mezzo milione di euro il budget a disposizione di Rizzarelli per realizzare la sua ricerca (oggi i fondi di una ERC Starting Grant arrivano fino a 1 milione e mezzo per cinque anni). Sono denari preziosi, assegnati direttamente al ricercatore, con l’obiettivo di fornirgli lo strumento ideale per dare un impulso decisivo alla sua carriera. (La call del 2014 è scaduta qualche giorno fa e a giugno sapremo i nomi dei preselezionati).
Le storie di Doni e Rizzarelli sono collegate tra loro proprio da quell’application di Giovanna all’ERC: obiettivo della ricercatrice quello di digitalizzare la produzione letteraria di Doni, costruendo un archivio multimediale unico e innovativo, per far emergere, grazie all’ausilio dello strumento informatico, le complesse relazioni che legano i testi alle incisioni che li accompagnano e ad altri testi e, inoltre, mettere in luce le peculiarità della scrittura dell’autore fiorentino. Il risultato è uno strumento di ricerca formidabile, nonché un esempio da seguire per dare nuova vita ai testi del Doni e forse anche un modello applicabile ad altri autori a lui vicini.
Le tecnologie informatiche al servizio del patrimonio artistico e culturale: di quanti altri casi così avrebbe bisogno questo Paese? Non voglio sconfinare nella retorica, ma un profano rimane affascinato nella navigazione tra le pagine, i testi e le immagini digitalizzate del Doni, valorizzate dal team di Giovanna nel corso di quattro anni di intenso lavoro, per ricercare, catalogare, digitalizzare e marcare esemplari conservati presso numerose biblioteche italiane. Esploriamo insieme il viaggio delle illustrazioni usate dal Doni nei diversi testi: il click del mouse ora restituisce immediatezza al collegamento tra le opere del Cinquecento che compongono l’Archivio, e con abilità Giovanna mi dimostra come il Doni usasse anche in maniera originale e creativa certe incisioni, rese famose da altre opere, riutilizzate per valorizzare e ispirare i suoi testi e richiamare nella mente del suo lettore opere ben più note.
Ad ospitare il lavoro di Giovanna e del suo team multidisciplinare, composto da esperti di italianistica, ma anche informatici, il Centro di Elaborazione Informatica di Testi e Immagini nella Tradizione letteraria della Scuola Normale Superiore. Ora, la Direttrice del Centro, la Professoressa Lina Bolzoni, ha applicato la metodologia sviluppata durante il progetto coordinato da Rizzarelli anche ai testi dell’Ariosto. Un impegno importante anch’esso finanziato dall’European Research Council.
Chiedo a Giovanna se continuerà a collaborare anche a questo progetto o se ha altri obiettivi. Con un velo di tristezza la ricercatrice mi fa sapere che adesso ha semplicemente un assegno di ricerca e che a conclusione dello Starting Grant (che ha coordinato come Ricercatore a Tempo Determinato) avrebbe “sperato di ottenere una posizione migliore e permanente”. Dunque la sua collaborazione a questo nuovo progetto “costituisce un momento di attesa, confidando in qualcosa che possa darle maggiori prospettive”.
Ma le incertezze e le delusioni a conclusione del Grant sono state molte, prima tra queste non aver ottenuto l’abilitazione a professore associato nel suo raggruppamento disciplinare: “Nel giudizio della commissione il mio Starting Grant non veniva neanche menzionato”.
Nel 1555, Anton Francesco Doni, dopo tre anni di intenso lavoro, interrompe bruscamente la collaborazione con il suo editore e lascia per sempre Venezia.
Nel 2014, Giovanna Rizzarelli, unica italianista ad essersi aggiudicata uno starting grant dell’ERC, non ha certezze riguardo al suo futuro accademico e per di più non è stata giudicata abile alla professione del docente universitario.
Il parallelo tra queste storie è fin qua imbarazzante: speriamo solo che il finale, per Giovanna, sia diverso.