Plinio Innocenzi è una persona pragmatica, dotata di una vasta esperienza sul campo, relazioni di livello, conoscenza approfondita del sistema cinese rafforzata con il tempo. Ascoltarlo quando parla di Cina è sempre interessante. Apre porte, riflessioni, suggestioni, che imprimono nella mente un solco, fanno riflettere. Il Professor Innocenzi per otto anni, in cui ha lavorato come responsabile scientifico dell’Ambasciata d’Italia a Pechino, si è districato tra le complicazioni della Cina, meccanismi reconditi, secolari contraddizioni, le tempistiche apparentemente farraginose che a volte estraniano gli occidentali. Grazie alla sua presenza continuativa a Pechino, i leader cinesi non solo nel settore della scienza e tecnologia lo hanno visto come un punto di riferimento. Dopo aver lasciato, solo fisicamente, la Cina, dal 2018 è tornato in Italia, dove lavora presso l’Università di Sassari. È un caro amico della Scuola Superiore Sant’Anna, e ha partecipato alla prima edizione di China Issues nel 2018 e della Seasonal School “Issues on China: Innovation, Society, and Culture” dello scorso anno a Pisa.
Proponiamo oggi ai nostri lettori il suo ultimo libro, realizzato con lo scrittore inglese Edward Burman, scomparso prematuramente lo scorso anno, che si intitola “Cigni neri su Pechino”, pubblicato da Castelvecchio. Un volume che riteniamo imperdibile per tutti gli studiosi ma anche appassionati di Cina contemporanea, e che evidenzia alcune linee rosse imprescindibili per avvicinarsi al Paese, impreziosendole con dovizia di particolari storici e culturali.
L’opera è divisa in due parti: la prima analizza alcuni temi centrali della Cina di Xi Jinping dal punto di vista storico, culturale e politico. La seconda presenta invece, dopo un capitolo sulla Belt And Road, politica chiave lanciata dal Presidente cinese nel 2013, i due “cigni neri” piombati su Pechino: il ciclone Trump, imprevedibile e ingestibile, e la pandemia di Covid19, alla quale i dirigenti cinesi hanno risposto con risolutezza e prontezza dopo un inizio stentato.
Dalle radici maoiste alle nuove generazioni di studenti globalizzati: i temi chiave della Cina di Xi Jinping.
Innocenzi e Burman partono dalle radici che hanno poi permesso ai rami cinesi di crescere e di riempirsi di foglie rigogliose. Attraverso la storia, sono descritte in modo dinamico le figure centrali di Mao, Deng, e dei due presidenti che hanno preceduto Xi Jinping. L’attuale Presidente viene poi descritto come un prodotto della storia, uomo carismatico e dalla storia personale affascinante, risultato che ben si collocata delle lotte intestine del Partito comunista, della competizione tra fazioni diverse, in contrasto perenne per l’ottenimento del potere. Dopo i “numeri uno”, sono descritti anche i numeri due, Wen Jiabao e Li Keqiang, che hanno svolto un ruolo chiave per comprendere le dinamiche interne al Partito, ma con importanza e parabole politiche diverse.
Gli autori analizzano poi un tema forse ancora poco discusso in Italia, ma che in Cina ricopre un ruolo fondamentale per capire le scelte del Partito e le risposte della popolazione: quello della retorica dell’umiliazione. Un tema centrale nella Cina contemporanea, nella quale i leader hanno favorito negli anni un crescente nazionalismo promettendo una rinascita, un ringiovanimento della Nazione, tenendo sempre presente le sconfitte e le umiliazioni del passato subite dalla Cina imperiale. Un sentimento che non deve tornare mai più.
Altri temi della prima parte sono il ruolo della cultura cinese come strumento di soft power globale, la costante contraddizione tra chiusura e apertura del Paese alle influenze esterne, la trasformazione del Paese nell’arco degli ultimi cinquant’anni, con le iniziali aperture di Deng, e con l’arrivo di Xi Jinping e il lancio della Nuova via della Seta, e il ruolo delle “guanxi” d’oltremare, i milioni di cinesi nel mondo che hanno cambiato la storia dei luoghi in cui si sono recati per lavoro, studio, amore.
La Nuova via della Seta e i due “Cigni neri”
La Presidenza di Xi Jinping ha proiettato la Repubblica Popolare cinese lungo la via terrestre e la cintura marittima della “Belt and Road Initiative”, andando a rispolverare molto intelligentemente un tema che suona affascinante, come quello dell’Antica via della seta, aggiornandolo alle nuove necessità e nuove potenzialità della Cina contemporanea.
Innocenzi e Burman analizzano in modo completo e preciso le motivazioni di questa nuova, grande proiezione cinese verso l’esterno, ma anche i punti critici che potrebbero portare complicazioni alla nuova potenza asiatica e superpotenza globale in fieri. Se sulla carta, infatti, il progetto cinese sembra estremamente variegato, in continua evoluzione, la nuova grande strategia comporta un riposizionamento e una reazione da parte degli avversari storici cinesi e dei Paesi che vivono la Cina non solo come un’opportunità ma anche come possibile competitor.
Nella seconda parte del libro arrivano quindi i “cigni neri” su Pechino, avvenimenti improvvisi, imprevedibili, che sconvolgono il mondo per sempre e che imprimono una svolta marcata alla storia cinese. Il primo è rappresentato dall’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Il secondo, invece, è la pandemia causata dal Covid19, sviluppatosi prima in Cina e poi diffusosi in tutto il mondo con un impatto devastante per la salute, l’economia, e anche l’immagine della Cina a livello globale.
I due autori in questa parte del libro illustrano le relazioni tra Cina e Stati Uniti, la loro evoluzione negli anni e l’accelerazione del contrasto con l’arrivo dell’imprevedibile Trump. Con l’uscita del Repubblicano dalla scena, l’incertezza la fa ancora da padrona. Nonostante gli USA abbiano scelto un nuovo Presidente, come scrivono gli autori, “il futuro è fosco”.
Nel caso della pandemia, il secondo cigno nero del libro, siamo di fronte a un evento che inizialmente ha colto di sorpresa anche la dirigenza del Partito Comunista Cinese. Ma dopo misure applicate con fermezza e un controllo serrato alle proprie frontiere, Pechino è stata in grado di limitare i danni, evitare una seconda ondata, e far ripartire la propria economia. Il gigante asiatico si è dimostrato ben più reattivo nella propria risposta alla crisi. La Cina ha potuto così “investire” nella diplomazia sanitaria, inviando materiali medici e anche personale ai paesi considerati “vicini”. E al 2021 sembra essere ripartita nella corsa allo sviluppo interno e a quello internazionale, riprendendo la lunga marcia che la porterà prima al 2035, completando una “visione” tecnologica, verde e sostenibile, e poi al 2049, centesimo anniversario dalla fondazione della Repubblica popolare.
Un “secolo cinese” si staglia all’orizzonte?
La sfida più grande, come sottolineato dai due autori, è per la Cina quella di costruire un modello alternativo e attrattivo di sviluppo e benessere, con caratteristiche cinesi, ed esercitare in modo sapiente il proprio soft power per colmare eventuali lacune interne, completare il proprio sviluppo e cammino, e disegnare un nuovo orizzonte, quello del “secolo cinese”.
La sfida non è naturalmente riservata al solo gigante asiatico, ma rivolta anche all’Occidente allargato, che con la Cina deve capire in modo pragmatico e disilluso come costruire una relazione bilanciata, sfruttare le occasioni di collaborazione, ma anche tutelare i propri interessi. Se il futuro sarà fosco o splendente è ancora tutto da vedere.
Di Alberto Di Minin e Marco Bonaglia