Sono stati scritti diversi libri su Amedeo Giannini. Ma nessuno prima di Giorgio Chiarva aveva ancora pensato ad un romanzo. “Amadeo Peter Giannini. Il banchiere Galantuomo” racconta le straordinarie intuizioni del visionario italoamericano. Sebbene visionario ed innovatore, non fu “solo” questo a consentirgli di avere la meglio sulla concorrenza del tempo, fino a fondare la banca più grande del mondo, la Bank of America.
Amadeo, Amedeo o Appi – così come lo chiamavano gli amici di San Francisco – dedicò la vita a generare valore per le persone della sua città, prestando attenzione particolare alla comunità emigrante italiana, con la quale aveva instaurato un rapporto di fiducia reciproca. Mettere le persone al centro della missione della sua banca fu senza dubbio il suo vantaggio competitivo più grande. Innovatore di grande umanità: anteponeva sempre il bene comune alla ricchezza personale. Da Giannini venne infatti pronunciata la seguente frase dopo lo scioccante omicidio del padre avvenuto all’età di 6 anni per un litigio sul prestito di 1 dollaro: “io non voglio diventare ricco perché non è l’uomo proprietario della ricchezza ma è la ricchezza proprietario dell’uomo”.
Quello di Giorgio Chiarva è un romanzo biografico, fatto da capitoli brevi ma densi di contenuti. Una lettura scorrevole e coinvolgente, dove lo stile narrativo asciutto permette di cogliere la straordinarietà della vita di Giannini.
Nel corso di una telefonata, Giorgio ci svela con simpatia il retroscena sulla nascita del libro. Stava trascorrendo le vacanze estive nella sua casa a Camogli, borgo ligure sul mare. Giuliano Montaldo – cugino della moglie e grande amico – aveva raggiunto Giorgio per passare la settimana di Ferragosto in sua compagnia. Fu in quella vacanza a Camogli che Giuliano suggerì a Giorgio di cimentarsi nella scrittura di un romanzo su Giannini. Gli raccontò di averne sentito parlare per la prima volta a San Francisco, durante le riprese del film Gli Intoccabili. Durante una pausa pranzo, un ragazzo del luogo gli svelò con fierezza le sue origini italiane, le stesse di Giannini. Proveniva da Chiavari, che secondo il ragazzo doveva essere il capoluogo della Liguria. Quando Giuliano affermò di non aver mai sentito parlare di Giannini e che Genova fosse il vero capoluogo ligure, il ragazzo scoppiò a ridere stupito di aver scoperto che un Italiano ignorasse l’esistenza di Amedeo Peter Giannini. Da questo episodio raccontato da Giuliano all’amico Giorgio, una sera d’estate a Camogli, nacque quindi l’idea di scrivere un romanzo su Giannini.
Abbiamo chiesto a Giorgio di raccontarci quali sono state, a suo parere, le intuizioni più geniali del Giannini bancario ed industriale. Dalle sue risposte ci siamo resi conto che Giannini innovava i modelli di business, scommettendo su alternative sostenibili che fossero di tipo win-win per lui e per coloro che finanziava.
Rivoluzionario del sistema bancario, finanziò la ricostruzione di San Francisco dopo il devastante terremoto del 1906, concedendo micro-prestiti a tanti emigranti italiani senza più casa né garanzie. Li guardava negli occhi ed intuiva il rischio di insolvenza dei futuri crediti in base a quanto pesanti fossero i segni da lavoro sulle loro mani. Oltre alla fiducia già menzionata, Giannini intuì che il ruolo della banca doveva essere di intermediario attivo nella creazione del valore, prestando soldi a coloro che ne necessitavano.
Prima di lui, le banche erano sterilmente incapaci di far circolare ricchezza, richiedendo garanzie certe prima di concedere prestiti. Scommettere su chi voleva avviare un’attività imprenditoriale, ma mancava delle risorse finanziarie iniziali, fu estremamente redditizio per la sua banca, tanto che più del 90% dei prestiti concessi furono restituiti con i dovuti interessi. Questo nuovo modello di business – di banca che soddisfa un bisogno delle persone – ha permesso a San Francisco di fiorire a nuova vita dopo il terremoto. Durante la presentazione della prima versione del libro di Giorgio Chiarva, avvenuta nel teatro di Camogli stracolmo, un signore ha alzato la mano ed è intervenuto dicendo che suo nonno, emigrante negli Stati Uniti, inviava soldi in Italia dopo la ricostruzione del 1906 grazie a Giannini che lo finanziò.
Visionario nel settore del cinema, Giannini finanziò lo stravagante Charlie Chaplin ed il suo film “Il Monello”. Per la prima volta venne concesso un finanziamento senza interessi: il prestito doveva essere rimborsato tramite gli utili provenienti dagli incassi della proiezione della pellicola nei cinema. Un ritorno sull’investimento a quota variabile: una visione di business diametralmente opposta a quella passata. Giannini scommetteva sul progetto e dava fiducia a coloro che ricevevano il finanziamento. La storia ci insegna quanto la scommessa sull’allora sconosciuto Charlie Chaplin si è rivelata redditizia per la banca di Giannini.
Similmente avvenne quando l’ingegnere Strauss bussò alla porta dell’ufficio di Giannini per richiedere un finanziamento di 32 milioni di dollari per la costruzione del Golden Gate Bridge, di cui la sottoscrizione delle obbligazioni aveva raggiunto fino a quel momento il 25% del totale. Giannini finanziò la costruzione del ponte con 35 milioni, dichiarando all’ingegnere di non voler ricevere interessi sul prestito, bensì gli utili futuri provenienti dal pagamento dei pedaggi sul ponte. Intuizione vincente anche questa volta: il progetto andò a buon fine ed i guadagni furono tanti per entrambi, soluzione win-win per lui e l’ingegnere.
La Bank of Italy, fondata e gestita da Giannini, fu capofila del consorzio che finanziò Walt Disney per il suo capolavoro Biancaneve ed i sette nani, costato un milione e mezzo di dollari e proiettato per la prima volta nel 1937. Qualche anno dopo, Giannini incontrò due tecnici audio che avevano progettato un nuovo sistema per il sonoro dei film, chiamato “oscillatore audio”. Intuì la potenzialità di quella invenzione, decise di finanziarli e li fece incontrare con Walt Disney per implementare quella nuova tecnologia nelle sue produzioni successive. I due tecnici si chiamavano Bill Hewlett e David Packard e lavoravano in un garage a Palo Alto. Giannini credette fin da subito nella loro brillantezza e nel potenziale successo dei loro progetti, finanziandoli con la sua banca. Poco dopo i due fondarono la HP, destinata ad essere un’azienda leader nella produzione di computer e stampanti. Un pezzo di storia della Silicon Valley appartiene a loro, e dunque, indirettamente, anche a Giannini.
Non solo banchiere ma dunque anche precoce venture capitalist. Dispensava infatti consigli sui progetti che finanziava, aiutando i suoi clienti nelle loro attività imprenditoriali. Quando Giannini incontrò Henry Kaiser lo convinse a costruire navi, convertendo la sua produzione fino a quel momento specializzata in ponti e strade. I due erano diventati amici. Nel 1940, in piena guerra mondiale, Giannini volle scommettere che Kaiser avrebbe potuto trasportare le truppe americane in Europa via mare. Gli diede un consiglio per la costruzione delle navi, ovvero di commissionare i singoli pezzi in outsourcing per poi assemblarli insieme nel cantiere navale. I tempi si sarebbero ridotti notevolmente secondo Giannini: ebbe ragione e Kaiser riuscì a consegnare le 24 navi che gli furono commissionate a tempo di record. Dopo la guerra presero il nome di Liberty e vennero adattate per il trasporto merci.
Ci sarebbero molte altre vicende degne di essere raccontate riguardo alla vita di Giannini. Il libro di Chiarva le contiene tutte.
Il 6 Maggio 2020 è stato celebrato il 150° anniversario dalla nascita di Amadeo Peter Giannini. Tutta la città di San Francisco lo ha omaggiato con gratitudine per ciò che ha realizzato per le persone del suo territorio: il sindaco ha deciso di dedicare il 6 maggio alla ricorrenza della sua nascita. Dall’altra parte dell’oceano, in Italia, abbiamo faticato a valorizzare un uomo che ha sempre amato il suo paese di origine, presso il quale si è recato 14 volte nella sua vita. Nel Dopoguerra, Giannini voleva partecipare alla ripartenza italiana e decise di erogare 37 milioni di dollari di aiuti tramite la Bank of America, anticipando di un anno la messa in atto del Piano Marshall. Il Consiglio comunale di Genova ha da poco intitolato a Giannini la passeggiata lungomare della città. L’augurio è che il libro di Chiarva possa favorire un processo di riscoperta della sua figura così lungimirante, del suo legame con l’Italia e della sua capacità di operare a servizio della collettività.
Amedeo Giannini è stato un grande innovatore, un banchiere galantuomo che con il suo lavoro ci dimostra come sia possibile trovare modelli di business di successo, capaci di generare valore economico ma anche sviluppo per la società nel suo complesso, avendo come fine ultimo il bene della collettività e della persona.
Di Alberto Di Minin e Gianluca Gionfriddo