Venerdì 21 gennaio sarà ospite della V edizione del corso “China Issues” della Scuola Superiore Sant’Anna la Professoressa Alessandra C. Lavagnino, Direttore dell’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano e una delle più autorevoli sinologhe italiane. Nel suo intervento si occuperà del tema “Quale Cina? Dalla Rivoluzione Culturale alle sfide del futuro”.
Quali sono gli strumenti imprescindibili per poter conoscere la Cina di oggi?
Un approccio alla realtà cinese attraverso lo studio della lingua e della scrittura è oggi un modo utile e intelligente per affrontare in modo non superficiale non solo la conoscenza di base della cultura e dell’identità cinese ma anche i fondamenti delle modalità di comunicazione scritta e orale. Per questo è importante conoscere almeno i lineamenti del pensiero cinese, attraverso una selezione di letture dalla tradizione classica e moderna, che ci consentano di coglierne i tratti salienti ancora oggi attuali per inquadrare nella necessaria prospettiva critica i fenomeni della contemporaneità, ricordando l’insegnamento del sinologo Jonathan Spence, secondo cui la Cina di oggi va letta nel suo passato.
Com’è cambiato il rapporto tra l’Italia e la Cina negli ultimi quarant’anni, soprattutto per quanto riguarda le modalità di incontro tra italiani e cinesi?
Erano ancora pochi gli italiani che quarant’anni fa avevano avuto esperienze dirette di Cina e conoscevano il cinese, ed erano difficili, oltre che sporadici gli scambi accademici e di ricerca che l’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra i nostri due paesi, nel 1970, avevano messo in moto. La Cina che era uscita dalla rivoluzione culturale e stava iniziando il percorso delle riforme era chiusa, diffidente e ancora poco ricettiva: si faceva fatica a trovare il modo giusto per costruire rapporti di efficace collaborazione. Molto è stato fatto in questi anni e la situazione, a partire dai primi Duemila, si è letteralmente ribaltata: scambi di studenti tra le nostre scuole, università ed enti di ricerca si sono sempre più consolidati, realizzando importanti progetti di cooperazione bilaterale, e contribuendo a migliorare sensibilmente la conoscenza tra i nostri due paesi. E di recente, le possibilità di viaggiare in Italia che la nuova classe media cinese ha sperimentato con crescente successo forniscono una ulteriore testimonianza di quanto questa conoscenza possa diventare un ulteriore strumento per stimolare e far crescere ulteriormente gli scambi e le collaborazioni in nuovi settori strategici per il reciproco sviluppo.
Cos’è la Cina oggi?
Un insieme di spinte dinamiche verso la ricerca di una modernità che, al di là delle formule della retorica ufficiale che sottolineano il “ringiovanimento” del Paese, vuole porsi in maniera autonoma rispetto ai modelli occidentali, rivendicando una propria indipendenza e originalità di pensiero che si fonda su autoctone radici culturali e identitarie. Così i “cinquemila anni di civiltà cinese” che il maoismo avrebbe voluto cancellare nella sua “rivoluzione culturale del proletariato”, tornano oggi di attualità come poderoso collante per una costruzione identitaria collettiva nella quale le radici del passato trovano una nuova attualità nel rinnovato consenso verso una solida leadership unitaria che – proprio attraverso il raggiungimento di obiettivi comuni come la “sconfitta della povertà” e la realizzazione di una “società del benessere” – continua a mantenere inalterato il conferimento dell’antico “mandato del Cielo” al governo del paese.
Di Alberto Di Minin e Filippo Fasulo