La sfida dell’innovazione. Parola al nuovo rappresentante Italiano presso l’EIC – Luigi Nicolais.

«Oggi parlare di innovazione non è più una scelta: è una necessità». Luigi Nicolais, appena nominato rappresentante italiano presso l’European Innovation Council (EIC), sintetizza così la sfida che l’Italia e l’Europa devono affrontare. Con un passato di ricercatore, innovatore, presidente del CNR e ministro per le Riforme e l’Innovazione nella PA, Nicolais è oggi alla guida dell’incubatore Materias, e della Fondazione COTEC. Con grande esperienza e invidiabile energia, Nicolais dunque porta in Europa una visione chiara: servono strumenti e strategie per colmare il divario tra ricerca e mercato.

L’Italia eccelle nella sua capacità di proporre ricerca di base. Secondi in Europa dopo la Germania nella generazione di  proposte in Horizon, scivoliamo al quarto posto (dopo Francia e Spagna) nel numero dei progetti approvati. Il ranking peggiora quando si valuta la performance delle PMI. Primi per domande presentate ma spesso fuori dal podio delle proposte approvate, a dimostrazione di quanta fatica si faccia nel trasformare conoscenza in innovazione industriale. Secondo Nicolais, la transizione dall’idea al prodotto attraversa due “valli della morte”: la prima è quella del proof-of-concept, dove si passa dalla teoria al brevetto. La seconda, ben più insidiosa, è quella della scalabilità e della commercializzazione, che implica investimenti, analisi di mercato, sicurezza e capacità produttiva. È in questa seconda valle che spesso i progetti italiani si arenano.

Particolarmente delicato affrontare questa seconda valle della morte nei contesti deep tech. In questi ambiti, materiali avanzati, biotecnologie, ingegneria quantistica,  si gioca il futuro della sovranità tecnologica europea. Qui servono capitali pazienti e una governance in grado di sostenere percorsi lunghi e ad alto rischio. L’EIC è lo strumento che l’Europa ha scelto per presidiare questo passaggio. Nicolais sottolinea che l’efficacia dell’EIC dipenderà dalla capacità dei Paesi membri di costruire reti reali, transnazionali, capaci di superare le barriere burocratiche e linguistiche.

Le PMI italiane hanno un ruolo cruciale. Più flessibili delle grandi imprese, spesso frenate da inerzie strutturali, le piccole e medie aziende possono diventare le grandi protagoniste dell’innovazione europea. Ma devono essere supportate nel superare la cosiddetta sindrome del “not invented here” e nel presentarsi in Europa con proposte solide e comunicativamente efficaci.

Nicolais si appresta a rappresentare l’innovazione delle aziende italiane in Europa a valle della stagione del PNRR. In questo contesto,  l’inedita  disponibilità di fondi nazionali  ha in parte distratto l’ecosistema italiano dalla preparazione alle competizioni europee. Ora che quelle risorse si stanno esaurendo, è il momento di ripensare il ruolo dell’Italia nei programmi quadro. Il successo del PNRR, delle reti e dei centri costruiti grazie alle risorse di Next Generation EU, si misurerà anche sulla capacità di proporre proposte competitive e di qualità, collaborazioni interdisciplinari, che superino  le rigidità delle discipline scientifiche e tecnologiche.

Un altro tema chiave secondo Nicolais sarà quello del dual-use: molte delle tecnologie più dirompenti – come i materiali compositi – sono nate in ambito militare per poi trovare applicazioni civili. Una politica europea della difesa può dunque trasformarsi in un incredibile spinta all’innovazione oltre che allo sviluppo industriale.

Guardando alla prossima fase dell’EIC, dal 2028 al 2034, Nicolais auspica un rafforzamento della missione dell’ente: più fondi, più cooperazione, più strumenti per startup europee pensate come tali fin dall’origine. L’obiettivo è ambizioso ma necessario: trasformare l’eccellenza scientifica europea in leadership industriale globale. E farlo creando ecosistemi in cui ricerca, impresa e istituzioni collaborino con continuità, visione e coraggio.

Di Alberto Di Minin

Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 13 aprile 2025