Si chiude oggi la call per la nuova edizione di Amgen Scholar, iniziativa bandiera della Amgen Foundation. Grazie a questo programma da tredici anni a questa parte circa 4000 giovani studenti di biologia, chimica e biotecnologie hanno avuto la possibilità di trascorrere un periodo di lavoro e ricerca presso i principali laboratori delle più prestigiose università al mondo.
Per comprendere il senso di questa iniziativa abbiamo dialogato con Scott Heimlich, Vice Presidente della Amgen Foundation. Con alle spalle un dottorato in Scienze dell’Educazione, esperienze di insegnamento in giro per il mondo, ora Scott sottolinea come “un’esperienza di lavoro in uno dei migliori ambienti di ricerca del mondo può veramente cambiare la vita di un Amgen Scholar, dargli quelle conoscenze e quelle motivazioni che lo porteranno a sviluppare una carriera scientifica”.
I ragazzi che prendono parte al programma sono studenti universitari, ben lontani dall’aver chiaro quello che da grande vorranno veramente fare, in un settore, come quello delle biotecnologie che vive a cavallo tra industria e accademia, dove non è facile sapersi orientare, e dove non è facile sapere bene quanto valgono le competenze acquisite negli anni. Ne parlo con una certa consapevolezza, visto che ho un fratello e una cognata con dottorati in biotecnologia.
“Siamo particolarmente interessati agli studenti che non dispongono di strutture di ricerca di alta qualità nei loro paesi d’origine o nei loro campus di appartenenza. Non vorrei vedere 15 Amgen Scholars dell’università di Oxford andare a passare l’estate all’università di Cambridge!”
Amgen Foundation mette a disposizione 150 milioni di dollari per iniziative come queste, e lo fa come organizzazione indipendente rispetto ad Amgen, seguendo la stretta separazione imposta dalla normativa americana. “Le nostre iniziative non hanno ricaduta diretta o indiretta sulle attività di ricerca di Amgen” sottolinea il Dottor Heimlich “senza dubbio i dipendenti di Amgen possono essere orgogliosi del sostegno finanziario che la loro azienda da ad iniziative come queste, ma quello reputazionale è l’unico vantaggio che Amgen ottiene nel sostenere la Fondazione.”
Nel rivedere i principi di un vantaggio competitivo che deve essere anche sostenibile, il Professore di Harvard Michael Porter sottolinea come la società non può fare a meno di aziende che funzionano, ma a loro volta le aziende non possono fare a meno di una società che funziona. L’azienda deve dunque comportarti come “good citizen”, con l’idea di restituire alla società il valore che crea grazie all’eccellenza dei propri prodotti e dei propri servizi. Le iniziative della Fondazione Amgen vanno interpretate proprio in quest’ottica.
Gli studenti italiani che hanno fatto domanda per l’Amgen Scholars Program si sono dimostrati particolarmente competitivi, e anche quest’anno dall’Italia i cui 4000 alumni provengono da 700 università diverse. Di questi ad oggi circa 900 stanno stanno frequentando corsi avanzati in campo scientifico, 280 hanno già conseguito dottorati di ricerca e 500 hanno trovato lavoro nel mondo della ricerca accademica o industriale in 33 paesi diversi.
Di Alberto Di Minin e Luca Pistilli