Ha svolto un ruolo cruciale, insieme al CEO Francesco Starace, nel guidare Enel in un processo di profondo cambiamento che ha reso l’azienda un esempio virtuoso nell’adozione dell’open innovation. Ernesto Ciorra, capo della funzione Innovability (“innovation” & “sustainability”) del Gruppo Enel dal 2014, analizza l’attuale momento storico con gli occhi di chi, da anni, ha dimostrato di essere pronto al cambiamento e, talvolta, anche di saperlo anticipare.
HUMBLE & HUNGRY. “È importante essere humble e hungry” – esordisce Ernesto Ciorra – e cioè umili, perché non tutte le persone brillanti lavorano nella tua azienda, e affamati, perché il giorno in cui ci si ferma è il giorno in cui si muore”.
Grazie alla creazione di una community di 400.000 persone, chiamata Open Innovability, Enel ha raccolto più di 6.000 idee da 90 paesi diversi, analizzato più di 7.000 startup e implementato più di 700 progetti, sessanta dei quali sono arrivati all’industrializzazione completa. Di queste startup, Enel ne ha acquisite 4, comprando il 100% dell’azienda. Enel, spiega Ciorra, raramente acquisisce una startup, ma se lo fa la filosofia è di non prendere piccole quote per evitare di rallentarle e danneggiarle con i processi burocratici di una grande azienda. “Se comprassimo il 10%, il 15%, saremmo tossici per la startup. Noi – sottolinea – siamo come un grande uomo con delle grandi dita, che però non riesce a premere un piccolo bottone”.
Enel non agisce come un Corporate Venture Capital, ma come un Corporate Venture Client: non c’è un approccio gerarchico ma di collaborazione, che consente alle startup di essere libere nelle loro scelte ma di beneficiare del supporto di un grande partner come Enel, che mette anche le startup in contatto con importanti fondi di VC.
COLLABORAZIONE CON LE UNIVERSITÀ. Nel segno di questa sua attenzione all’innovazione, Enel è partner del Master Mind, nato dalla collaborazione dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna e lo Stanford Center for Professional Development. Secondo Ciorra “le multinazionali devono contribuire ai programmi di executive education delle business school, e devono essere umili ed ascoltare i consigli delle università”.
Ciorra vede quella con le università come una collaborazione virtuosa. “Servono più professori nelle aziende, che le spingano verso il futuro ed oltre i propri limiti, e servono più manager nelle università. Da un lato è importante che le aziende condividano i propri bisogni con le università, e dall’altro è importante che i professori siano in contatto con la realtà delle aziende”.
Collaborazione, umiltà e apertura emergono quindi come gli ingredienti necessari per la riuscita di un’ottima ricetta.
NON SMETTERE MAI DI INNOVARE. Il processo di digitalizzazione è stato molto accelerato dall’emergenza causata dalla pandemia. “Se innovi oggi, nel futuro sarai più resiliente, più sostenibile. E la sostenibilità deve essere l’obiettivo finale, mentre l’innovazione lo strumento. Il Covid ha reso chiaro che l’innovazione deve essere sempre perseguita, specialmente quando non c’è una crisi globale in atto” sostiene Ernesto Ciorra.
Pensando alla situazione creata dal Covid19, Ciorra evidenzia che le aziende che già avevano iniziato ad adottare strumenti digitali, si sono dimostrate flessibili di fronte ai cambiamenti imposti dalla pandemia. Un esempio è l’utilizzo dello smart working, aziende che avevano già avviato questo tipo di esperienza sono riuscite ad essere resilienti e hanno potuto gestire questo cambiamento in maniera molto fluida. Enel, che già prima del Covid utilizzava lo smart working un giorno a settimana, in una settimana si è riorganizzata per far lavorare in smart working 37.000 persone.
REAZIONE DELL’ITALIA AL COVID19. “Sono rimasto positivamente colpito dallo sforzo del Ministero dell’Innovazione nel lanciare una call per sviluppare app utili a gestire la situazione”, sottolinea Ciorra. Ci sono però anche tecnologie mature che potrebbero essere utilizzate per gestire aspetti specifici, ad esempio la gestione della fila al supermercato o in farmacia; ci dovrebbe essere una maggiore sensibilizzazione all’adozione di strumenti digitali. Inoltre Ciorra evidenzia positivamente la rapida reazione del Ministero dell’Istruzione nel proporre piattaforme e strumenti gratuiti per continuare da casa il regolare svolgimento delle lezioni.
A giudizio di Ciorra “la grande lezione ormai chiara è che l’Italia senza l’accesso alla banda ultralarga non può sopravvivere, e siamo tra le nazioni con la connessione peggiore in Europa. Enel, con Enel Open Fiber sta cercando dal 2015 di ridurre questo gap digitale. Si tratta di innovare per essere più sostenibili”.
INNOVAZIONE IN EUROPA E USA. Ernesto Ciorra osserva che “Gli Stati Uniti sono maestri nelle innovazioni incrementali, sono più bravi di noi a gestire la conoscenza. Noi siamo più bravi nelle disruptive innovation, che nascono da idee disruptive e dalla creatività. Occorre però ricordarsi che la conoscenza deriva sempre dalla creatività del passato e noi siamo più bravi a creare nuova conoscenza”.
La creatività non ha limiti, “nessun limite eccetto il cielo”, e noi siamo decisamente più bravi a creare un “nuovo mondo”, piuttosto che ad adattare il “vecchio mondo” alle nuove necessità. “Tuttavia – evidenzia – noi Italiani non siamo abbastanza capaci a monetizzare le invenzioni, proteggerle, industrializzare, scalare. Paradigmatico è il fatto che l’italia abbia inventato la pizza ma nessuna delle grandi catene è italiana”. Ciorra ravvisa un problema di ambizione: i giovani imprenditori americani guardano da subito ai mercati mondiali. In Italia, invece, tendiamo a fornire prodotti e servizi customizzati, mentre negli Stati Uniti si tende a focalizzarsi su prodotti più standardizzati e scalare rapidamente. Senza limiti, spesso. Eccetto il cielo.
Di Alberto Di Minin e Deepa Scarrà