Il processo di innalzamento del TRL di tecnologie innovative assume specificità critiche a seconda del settore considerato. Tra tutti, il mondo life science è caratterizzato da una serie di sfide complesse che richiedono attenzione nello sviluppare programmi di tipo Proof-of-Concept. Prima fra tutte, un’articolazione più complessa della scala di maturità tecnologica di invenzioni legate a farmaci, kit diagnostici o dispositivi medici.
Se nel mondo high-tech troviamo un processo di sviluppo più “tradizionale” dalla ricerca di base, alla prototipazione, fino al lancio sul mercato, le tecnologie dell’universo life sciences vedono un percorso che considera anche il passaggio da trials pre-clinici seguiti da step regolativi e normativi sempre più esigenti a livello di tempo e di risorse. Questo tema assume particolare rilevanza anche all’interno di collaborazioni pubblico-privato dove spesso il gap tra le risorse a disposizione per lo sviluppo della tecnologia ed i budget dei gruppi di ricerca si allarga notevolmente.
È proprio all’interno di queste dinamiche che meccanismi di Open Innovation possono assumere rilevanza strategica per accompagnare l’implementazione di soluzioni innovative e facilitare il loro accesso a pazienti interessati. È il caso di ZCube, l’acceleratore del Gruppo Zambon attivo dal 2003. “Il programma accompagna lo sviluppo delle nuove tecnologie di digital care e diagnostics di malattie respiratorie e neurodegenerative” dice Alessandro Porcu, CEO di OpenZone e Board Member di ZCube. “A partire da contest annuali, finanziamo con un investimento pre-seed di 50-100k idee che spesso nascono nel mondo accademico e vengono accelerate grazie alle competenze specifiche del gruppo su R&D e sviluppo del business.” La sfida chiave in ambito life-science? Accompagnare i ricercatori nell’elaborare la più rapida “go-to-patient strategy” per massimizzare l’impatto delle tecnologie nella pipeline dell’innovazione.
La maturazione del TRL può arrivare fino a dieci anni, un lasso di tempo che richiede una visione di lungo termine e “non convenzionale”. Tra i casi di successo troviamo Careapt, start-up che dal 2018 opera nell’ambito degli interventi non farmacologici per la cura di malattie croniche. “E’ una piattaforma integrata per monitorare l’evoluzione della malattia e affiancare pazienti e caregivers nell’adozione di strategie per mitigare l’impatto della sintomatologia non controllata dai farmaci” spiega Orientina Di Giovanni, General Manager dell’azienda. “Il tema non è solo la malattia ma la continuità assistenziale nel domicilio come setting ecologico della cura”.
Il settore life-science mostra come il mondo del trasferimento tecnologico stia ripensando le sue dinamiche di prototipazione in un’ottica sempre più collaborativa ed orientata a risolvere sfide complesse. L’innovazione non passa solo per ingenti investimenti in R&D ma anche per progettualità volte ad accompagnare un articolato sviluppo di tecnologie, coinvolgendo attori “outside the bulding” e supportando le interazioni tra sistemi differenti.
Di Alberto Di Minin e Giovanni Tolin
Questo pezzo è stato pubblicato sull’edizione cartacea de Il Sole 24 Ore
l’11 di dicembre 2022