Lunedì 24 maggio sarà ospite del corso China Issues della Scuola Superiore Sant’Anna Ilaria Mazzocco, Senior Research Associate del Paulson Institute di Chicago dove si occupa di Cina e politica energetica per il Think Tank MacroPolo. Nel suo intervento parlerà di politica industriale e energetica in Cina.
Quali sono le principali strategie della politica energetica cinese?
Ci sono due motivazioni importanti per la Cina in questo campo. Da un lato c’è la necessità sempre più urgente di de-carbonizzare il sistema energetico, dall’altro c’è lo spettro dell’insicurezza energetica. In un paese che non solo ha una domanda energetica ancora in crescita ma nel quale la rete elettrica è gestita in maniera relativamente inflessibile, c’è un vero rischio di andare incontro a interruzioni di servizio come è infatti successo l’inverno scorso in diverse province. Oltre a questi due aspetti spesso agli antipodi, ci sono poi gli interessi delle province e delle imprese statali che non sempre sono allineati con la decarbonizzazione. Ciò può contribuire, a volte, a rendere le politiche energetiche del paese, almeno in apparenza, poco coerenti.
Quali sono le prospettive per la decarbonizzazione al 2060? È un obiettivo raggiungibile?
Le prospettive dipendono da due fattori: una è la fattibilità in termini scientifici, l’altra è la volontà politica. Dal punto di vista tecnico la neutralità carbonica sarà sicuramente ardua da realizzare, ma i modelli e gli esperti ci dicono che sarà possibile a patto che vengano adottate le politiche giuste.
I segnali positivi sono che il Presidente Xi Jinping si è impegnato personalmente in materia e che il piano d’azione per il picco delle emissioni entro il 2030 è allo studio proprio in questi mesi. Ma ci sono ancora molti ostacoli strutturali che influiscono a sfavore della decarbonizzazione, e finché non saranno riformati, sarà difficile per il paese fermare la crescita delle emissioni e ridurle alla velocità necessaria.
Quali sono le ricadute industriali nel mercato internazionale degli investimenti cinesi nelle tecnologie rinnovabili?
Basta guardare la spettacolare riduzione dei prezzi dei pannelli solari negli ultimi anni per capire quale può essere l’impatto pratico dell’entrata dei produttori e dei consumatori cinesi in questo mercato. Il paradosso è che mentre questo ha una ricaduta positiva nell’adozione di queste tecnologie a livello globale, la competizione può avere un impatto negativo per i produttori in altri paesi. Questo esito non è però inevitabile qualora le aziende fuori dalla Cina riescano a raggiungere economie di scala, innovare la tecnologia e ridurre i costi come ad esempio nell’eolico, dove le aziende europee rimangono ancora molto competitive nonostante la crescita dei produttori cinesi.
Di Alberto Di Minin e Filippo Fasulo