Smart Axistance C-19. Una piattaforma per decongestionare gli ospedali

La leggerezza, scriveva Italo Calvino, è un concetto che va associato alla precisione e alla determinazione; un’idea che non ha nulla a che vedere con la vaghezza e l’abbandono al caso. Allo stesso modo, il concetto di semplicità che regge un’innovazione di processo – e le permette così di funzionare efficacemente – non può che essere frutto di un lavoro preciso e mirato, che riesce a governare un’integrazione tecnologica complessa, che restituisce all’utente leggerezza e la risposta a esigenze specifiche.

Ed è stato proprio un problema preciso, come l’emergenza pandemica, che ha portato Enel X e il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS a rendere concreta la volontà – già presente da qualche tempo – di lavorare insieme. Il risultato si chiama Smart Axistance C-19 ed è una piattaforma di teleassistenza per il monitoraggio domiciliare dei pazienti affetti da Covid-19. Ne abbiamo parlato con il professor Luca Richeldi, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pneumologia del Gemelli, e con Marco Gazzino, Head of Innovability di Enel X.

Dallo scorso dicembre, la piattaforma è entrata a far parte degli strumenti per affrontare la pandemia messi in campo dal Policlinico Gemelli: dopo la positività del tampone, i medici raccolgono il quadro clinico della persona; se viene identificata una patologia pregressa o una potenziale vulnerabilità, il paziente viene inserito nel programma di teleassistenza. Il programma può assistere contemporaneamente circa 300 pazienti, selezionati sulla base di un criterio: essere tra coloro che non presentano (o non presentano ancora) necessità di ricovero, ma hanno una maggiore probabilità di sviluppare forme gravi di Covid-19.

Torniamo al concetto iniziale: la semplicità. Questo aspetto è stato fondamentale per la riuscita del programma. Dal punto di vista dei pazienti la piattaforma di monitoraggio funziona attraverso due soli strumenti: un dispositivo, che permette di misurare autonomamente la saturazione dell’ossigeno nel sangue, e un’app, che mette in relazione il dispositivo con la centrale medica del Policlinico, dove i medici possono tenere sotto controllo i valori rilevati, aiutati da sistemi di allarme dei paramenti.

Come ci ha spiegato Gazzino, è stata dedicata molta attenzione alla facilità di utilizzo, semplificando il design della app e la connessione fra dispositivo e app, affinché questi aspetti non si trasformassero in una barriera tecnologica. Il dispositivo scelto per la misurazione è di ultima generazione, con una tecnologia Bluetooth Low Energy, che permette il collegamento all’app sul cellulare con attività di pairing molto semplici. «La semplicità di utilizzo della app e la sua capacità di connessione al dispositivo è stupefacente», ha raccontato Gazzino, «abbiamo attivato un call center per l’assistenza tecnica e non abbiamo mai ricevuto richieste di intervento».

Un altro aspetto cruciale per la riuscita di Smart Axistance C-19 è stata la velocità con la quale Enel X è riuscita a mettere in piedi la piattaforma. Due settimane di lavoro nelle quali sono state fondamentali le precedenti esperienze, concentrate sul monitoraggio di persone diabetiche croniche. L’architettura flessibile della piattaforma ha consentito di riusare gli sviluppi già fatti; Enel X ha così riorganizzato la libreria dei servizi secondo le necessità del Gemelli, espresse e coordinate dal professor Richeldi.

Molto importante, soprattutto in questo ambito, è poi la sicurezza del sistema e la protezione dei dati. «Lo standard di sicurezza sul dato», ha spiegato Gazzino, «è il massimo possibile. Nessun dato, nemmeno quello anagrafico è residente sui sistemi client: né sul cellulare del paziente, né sui terminali della centrale medica». L’unico posto in cui il dato è presente – in forma criptata – è un archivio cloud protetto, residente in Italia, come previsto dalla legge.

Una piattaforma semplice, realizzata velocemente e con altissimi standard di sicurezza è ciò cha ha permesso al Policlinico Gemelli di ridurre il numero dei ricoveri, andando a intervenire direttamente sulle cause che hanno portato il sistema sanitario al sovraccarico: tantissimi ingressi negli ospedali e poche uscite. Con il programma di monitoraggio si è potuto non solo evitare il ricovero preventivo di pazienti con criticità, ma è stato anche possibile anticipare l’uscita dai reparti ospedalieri per i pazienti prossimi alla guarigione, che poi hanno continuato a essere monitorati in remoto dalla centrale medica. A oggi, il 63% dei ricoveri si sono conclusi in dimissioni protette, anticipate. «Questo», ha spiegato il professor Richeldi, «dà un notevole beneficio psicologico al paziente, che può tornare a casa sentendosi controllato e protetto, riducendo nello stesso tempo la pressione sull’ospedale».

Pensando infine all’immediato futuro, il professor Richeldi ha sottolineato quanto sia importante usare i prossimi mesi per implementare il sistema in altri ospedali. Se ci sarà un’ondata di ritorno della pandemia autunnale e se continueranno a esserci molti casi di contagio, sarà più che utile capire quali di questi richiedono il ricovero e quali potranno essere gestiti domiciliarmente.

«Avremo anche molti non vaccinati di età giovane e media», ha concluso Richeldi, «all’interno dei quali ci potrà essere qualche persona vulnerabile: lì il monitoraggio sarà fondamentale».

Di Alberto Di Minin e Norma Rosso