United World College: è l’istruzione l’arma più potente per cambiare il mondo

Si dice spesso che le belle storie non facciano notizia e che sia difficile suscitare interesse raccontando vicende positive. Provo oggi a ribaltare questo luogo comune, raccontandovi una realtà più che bella e positiva. Innanzitutto la notizia: fino al primo di novembre sarà aperto il bando di selezione per i Collegi del Mondo Unito per il biennio 2024-26.

A questo bando possono partecipare ragazze e ragazzi, iscritti alla terza superiore, cha abbiano tra i 15 e i 17 anni e molta voglia di vivere un’esperienza di crescita personale e culturale all’interno di un ambiente variegato e internazionale. Il 16 di ottobre si terranno degli incontri di presentazione del bando online, a cura della Commissione italiana e degli ex-studenti. Questo il link per la Zoom che inizierà alle 17.30.
I Collegi del Mondo Unito (United World Colleges – UWC) sono scuole nelle quali gli studenti provengono da ogni angolo del globo. Si rifanno tutte ai valori e all’impostazione pedagogica dell’educatore tedesco Kurt Hahn, che dopo gli orrori della seconda guerra mondiale impegnò anima e corpo nella realizzazione del suo sogno di pace: una scuola internazionale in cui ragazzi di tutto il mondo potessero dialogare, incontrarsi e vivere insieme un’esperienza formativa unica e irripetibile. Nacque così nel 1962 in Galles il primo United World College, che ancora oggi rimane uno dei diciotto collegi affiliati al movimento UWC.  Nel 1974, aprì in Canada un altro collegio, mettendo in pratica le parole del Premio Nobel e Primo Ministro canadese Lester Pearson, che si era molto adoperato per la sua costituzione: “come può esserci la pace nel mondo se le persone non si conoscono, come le persone si possono conoscere se non si incontrano?”.

Anche in Italia c’è una sede e si trova a Duino, in provincia di Trieste. Nacque nel 1982 un po’ come il Collegio della Guerra Fredda, in un luogo di incontro tra est e ovest, a pochi passi dalla cortina di ferro. Diventò negli anni 90 il collegio più vicino al conflitto dell’ex-Jugoslavia, e ancora oggi è situato in una regione dove si incrociano culture e tradizioni diverse.

Il Collegio del Mondo Unito, dell’Adriatico è un posto magico che anche a me ha dato tantissimo, visto che vi ho trascorso due stupendi anni della mia vita. Per quanto riguarda il programma didattico, in tutti i Collegi si studia per ottenere il diploma di Baccellierato Internazionale, un titolo di studio proposto in più di 3.000 scuole in tutto il mondo e riconosciuto dalle università in più di 80 Paesi, compresa l’Italia. La formazione può essere molto personalizzata: all’inizio dell’anno accademico, ogni studente compone un vero proprio piano di studi, scegliendo tre corsi da seguire a livello intermedio e tre a livello avanzato. Le sei materie da selezionare sono raggruppate in altrettante macro aree, che vanno dalla matematica alla letteratura, passando per arte, scienze, storia e teoria della conoscenza. Le materie vengono insegnate in inglese, lingua utilizzata anche per tutte le numerose attività che si svolgono all’interno del Collegio, nonché la lingua ufficiale del Baccellierato Internazionale.

Una parte fondamentale della formazione, infatti, la gioca l’ambiente nel quale ragazze e ragazzi si trovano immersi per due anni. A Duino, per esempio, la vita degli studenti non si svolge in un campus, ma in varie strutture distribuite per il paese, che conta circa 2.600 abitanti. Da una parte c’è la scuola, dall’altra i laboratori dedicati alle discipline scientifiche, i centri per le diverse attività culturali e sportive e poi tutte le altre strutture, comprese le otto residenze dove i ragazzi vivono in piccoli gruppi, ciascuno in modo molto autonomo: dalla sveglia alla mattina, alla passeggiata fino alla mensa dove viene servita la colazione (nei giorni di sole, come in quelli dove soffia la Bora); dalla scelta del piano di studi alla gestione della giornata. Questa capacità si rivela da subito fondamentale: con le mattine occupate dalle lezioni, i pomeriggi dalle attività extra curricolari insieme a duecento coetanei provenienti da tutto il mondo, è fondamentale riuscire a trovare il tempo (e la forza di volontà) per studiare e riposare quando serve.

L’anno scolastico inizia proprio in questi giorni di fine agosto: i primi ad arrivare sono i ragazzi del secondo anno, che organizzano le attività di accoglienza per i nuovi studenti insieme ai docenti e allo staff. Le attività della prima settimana servono a rompere il ghiaccio e mostrare come si svolge la vita all’interno del Collegio.

Al pomeriggio, studentesse e studenti seguono un percorso detto CAS, che sta per Creative, Action, Service. Creative consiste nello svolgere un’attività creativa; Action in attività fisica, non intesa in senso competitivo, ma dove gli studenti sono stimolati a fare cose nuove e a mettersi in gioco; infine, Service sta per volontariato, una parte fondamentale per i ragazzi, che imparano a non essere focalizzati solo su loro stessi smorzando un po’ l’effetto che può creare l’essere entrati a far parte di una scuola prestigiosa.

A tutte queste attività si aggiungono quelle pensate dagli stessi studenti, che sono sempre pieni di iniziativa: quando succede qualcosa nel mondo, ad esempio, ragazze e ragazzi che provengono da quell’area propongono ai propri amici serate di approfondimento e dibattito su quanto accaduto. E l’impatto di questi momenti lascia il segno nella memoria di tutti. Personalmente ricordo nitidamente l’incontro voluto da studenti arabi e israeliani per riflettere sull’omicidio del Primo Ministro Rabin, nel novembre del 1995. Inoltre sono gli interessi, i talenti, le idee degli studenti a ispirare iniziative culturali, feste, gite e serate a tema. Anche qua: desiderosi di far conoscere ai nostri amici il centro Italia, organizzammo autonomamente, nel corso di un weekend primaverile, un improbabile viaggio ad Assisi, Perugia, Siena… viaggiando su treni rigorosamente regionali, spingendo alla disperazione Enrique, nostro amico messicano, che sceso dal vagone a Terontola, per l’ennesimo cambio, quando ormai si faceva sera, ci guardò e disse, sconsolato, «Siamo nel mezzo del nulla!». Alcuni dei partecipanti a quel viaggio ebbero modo di ricredersi sulla comodità delle ferrovie italiane l’anno successivo, quando tutto il collegio si recò a Roma, su un treno diretto e in carrozze riservate, per andare al Quirinale ad incontrare il Presidente della Repubblica di allora, Oscar Luigi Scalfaro.

Scienziati, politici, imprenditori, astronauti, ma soprattutto migliaia di persone che si sentono consapevolmente cittadini del mondo, sono oggi ex studenti dei Collegi, e tanti di loro sono certi che questi due anni – «Di istruzione di eccellenza e di educazione etica», secondo la presidente Cristina Ravaglia – siano stati fondamentali per il loro sviluppo umano e professionale.

Presentare una candidatura è semplice: non per forza chi viene selezionato è il migliore della classe. Né deve avere un inglese perfetto: per la commissione selezionatrice è sufficiente il livello che viene appreso in Italia nelle scuole superiori (e sarà poi il contesto e la vita del Collegio a farlo progredire e migliorare). Tutti coloro che sentono di avere una bella apertura mentale, senso di responsabilità, empatia e tolleranza sono ottimi candidati per i collegio UWC. Quello di Duino, in particolare, ha da sempre una grande attenzione verso ragazze e ragazzi rifugiati, ai quali si rivolge con bandi specifici.

La Commissione Nazionale Italiana UWC fa una valutazione con due incontri. Al primo, che avviene a livello interregionale, vengono invitati tutti coloro che hanno presentato domanda, senza fare nessuna scrematura sulla carta. A questo stadio, il numero medio di ragazzi che si presenta è circa 400: si fa un test con domande di cultura generale, colloqui conoscitivi e tante attività di gruppo dove i valutatori cercano di capire l’atteggiamento dei ragazzi in contesti di gruppo e di confronto.

Alla fine di questa fase, i selezionati vengono invitati a Duino per le prove nazionali. Qui viene creata la lista degli studenti idonei a frequentare una delle diciotto scuole UWC.

Purtroppo, non sempre tutti gli idonei vengono poi ammessi ai Collegi. Tutto dipende da due parametri. Il primo è dato da quanti studenti italiani sono richiesti dai vari collegi per ricreare, al proprio interno, questi piccoli villaggi globali. Il secondo parametro è dato dal numero di borse di studio che l’organizzazione del collegio è riuscita a finanziare per quell’anno. A Duino, che è tra le scuole con i costi più contenuti, l’85 per cento degli studenti entra con una borsa di studio completa o parziale.

L’attività di fundraising è quindi fondamentale per la vita dei Collegi, che per prima cosa puntano a sensibilizzare gli ex studenti: persone che hanno raggiunto posizioni apicali anche grazie all’esperienza formativa del Collegio. Fino a qualche anno fa, le borse di studio garantite dallo Stato italiano e dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia erano preponderanti, arrivando a sfiorare il 90 per cento dei finanziamenti alle borse; oggi è intorno al 40 per cento. I finanziatori sono spesso fondazioni bancarie e aziende che condividono i valori degli United World Colleges.

Molto spesso sono le stesse selezioni che portano nuovi contatti, grazie a genitori o studenti che aiutano a trovare nuovi finanziatori.

A tal proposito, de Felice mi ha raccontato una storia molto bella e rappresentativa: qualche anno fa, una ragazza friulana appena selezionata scrisse una lettera all’Udinese Calcio per chiedere un aiuto finanziario per la sua borsa di studio. Grazie a quella lettera, questa grandissima società sportiva (ehm… seguo e tifo assiduamente da sempre le zebrette friulane) convocò la ragazza, dandole direttamente in mano l’assegno per aiutarla nel suo percorso. Dal Collegio mi spiegano come non sia semplice svolgere questa specifica attività di raccolta fondi, perché non è sempre immediato identificare persone e istituzioni veramente interessate ad abbracciare i valori del movimento UWC.  Tuttavia, una volta trovate, è piuttosto facile convincerle a sostenere una realtà così bella: un posto dove, parafrasando le parole di Nelson Mandela, già presidente onorario dei Collegi, si riesce a fare dell’istruzione l’arma più potente per cambiare il mondo.

Di Alberto Di Minin