C’era un’aria da fine gita mercoledì scorso, quando ad Assisi si è conclusa la Summer School di Netval. Con colleghi, amici e tanti volti nuovi, siamo tornati a incontrarci di persona: a sederci uno accanto all’altra per ore di incontri e a concluderli faccia a faccia davanti a un bel piatto di pasta.
Tre giornate intense, dal 13 al 15 settembre, ispirate da un tema centrale: la rinascita del Trasferimento Tecnologico. Gli organizzatori hanno deciso di focalizzare l’attenzione sulla parte più operativa dell’argomento, chiedendo a relatrici e relatori di evidenziare cosa ha funzionato e cosa potrà funzionare meglio nei prossimi anni. Un aspetto, quello delle prospettive future, da affrontare con urgenza e pragmaticità se si vogliono sfruttare efficacemente i fondi europei previsti da PNR e PNRR.
Voi siete qui. A fare il quadro del presente ci hanno pensato Giuseppe Conti e Andrea Piccaluga, presidente e vicepresidente di Netval, aprendo la Summer School con una breve sessione sulla situazione italiana del Trasferimento Tecnologico. Sui temi di politiche e strategie hanno preso parola Cristina Battaglia (Netval e CNR), Giselda Scalera (Ministero della Salute) e Nicoletta Amodio (Confindustria) coordinate da Riccardo Pietrabissa (Rettore IUSS Pavia).
Si è poi passati a parlare di strumenti e finanziamenti, in una sessione coordinata dal Netvaliano Stefano Cocchieri nella quale sono intervenuti Luigi Gallo (Invitalia), Federico Delfino (Rettore Università di Genova e Presidente Commissione Ricerca ACRI), Andrea Marcello (European Investment Fund) e Claudia Pingue (CDP) collegata in diretta web. Un pomeriggio di lavori molto denso, che si è concluso con la nomina di Netvaliano – a vita, come hanno tenuto a ribadire tutti… – di un commosso Nicola Redi (Venture Factory), del suo impegno nell’ambito del trasferimento tecnologico abbiamo diverse volte qua scritto.
Tra i tanti spunti interessanti emersi durante la prima giornata di lavori riportiamo quello di Riccardo Pietrabissa: nel Trasferimento Tecnologico a rischiare sono investitori e imprenditori, ma non la ricerca. Il contraltare del minor rischio è un minor valore: da qui l’invito a partecipare di più allo sviluppo, rischiando tempo e risorse per ottenere in cambio qualcosa di più.
La seconda giornata di Summer School è iniziata con una panoramica nazionale e internazionale sulle iniziative per il Knowledge Transfer. Nella prima sessione mattutina sono intervenuti Shiva Loccisano (Netval e Politecnico di Torino) e Francesco Morgia (UIBM-MISE). È poi arrivato il momento degli ospiti internazionali in collegamento web con gli interventi di Giancarlo Caratti (JRC), Cecile Cavalade (ASTP) Enrico Luzzatto (EPO), Alison Campbell (Knowledge Transfer Ireland), Christophe Haunold (University of Luxembourg) e Tom Hockaday (autore di un fondamentale testo sul trasferimento tecnologico e consulente).
Nel pomeriggio si è parlato di come generare, misurare e rappresentare l’impatto: sono stati presentati i risultati del rapporto Netval e ascoltate le esperienze di sette soci: Alessandro Pajewski (GSSI), Andrea Berti (Università di Padova), Michele Modina (Università del Molise), Monica Anese (Università di Udine), Mariangela Cestelli (INFN), Francesca Farnararo (Università di Bologna) e Margherita Chierici (Policlinico di Milano). Hanno chiuso il pomeriggio Roberta Rullo e Loris Caruana (Questel) con un intervento nel quale hanno parlato del fenomeno della co-titolarità nei brevetti dei soci Netval.
Anche qui, un paio di spunti.
Dagli interventi della mattina il commento di Alison Campbell: usare metriche di valutazione è importante, ma non bastano i numeri a distinguere ciò che è buono da ciò che non lo è. I numeri servono per capire dove siamo e dove stiamo andando. Campbell ha coordinato il gruppo di lavoro voluto dalla Commissione Europea per la condivisione delle metriche: i risultati sono stati già commentati in questo pezzo di Fuoriclasse. Michele Modina invece ha posto l’accento sulla continuità: nell’azione, negli investimenti e nella visione. E sulla necessità di superare alcune resistenze, facendo comprendere ai professori che gli spin-off sono delle imprese, non un titolo da mettere sul proprio CV.
L’ultima giornata di lavori è stata dedicata agli interventi dei Rettori universitari. Nella sessione sul ruolo della ricerca pubblica e del KT per lo sviluppo economico e sociale, coordinata da Andrea Piccaluga, sono intervenuti Claudio Pettinari, (Rettore Università di Camerino), Maurizio Oliviero (Rettore Università di Perugia), Gian Luca Gregori (Rettore Politecnica delle Marche), Francesco Adornato, (Rettore Università di Macerata), Giorgio Calcagnini (Rettore Università di Urbino) e Laura Ramaciotti (Rettrice Università di Ferrara, quest’ultima in diretta web).
Prima di concludere con i saluti ufficiali, il consiglio direttivo di Netval ha dedicato un paio d’ore al racconto e all’ascolto di impressioni e idee dei partecipanti sul ruolo del KT e di Netval per la ricerca e lo sviluppo economico.
A evento concluso proviamo a ripensare a ciò che abbiamo portato a casa. Innanzitutto: l’Associazione Netval è ormai diventata un punto di riferimento per il Trasferimento Tecnologico italiano: il tradizionale appuntamento di metà settembre della Summer School ha sempre più il sapore di un immancabile momento di confronto tra gli operatori che si occupano di valorizzazione della ricerca e chi vuole, a diverso titolo, giocare un ruolo nell’ecosistema dell’innovazione del nostro paese.
Secondo punto: da quando è nata Netval ha diffuso competenze e professionalità tra gli uffici di terza missione della ricerca pubblica italiana. I numeri, l’accrescimento dello staff, l’intensificarsi degli eventi di formazione, ma soprattutto il livello degli interventi e delle testimonianze che abbiamo potuto osservare in questi giorni confermano che le competenze degli operatori del tech transfer in Italia sono parecchio aumentate.
Arriviamo all’ultimo punto: lo sviluppo della carriera del Tech Transfer Manager. In sala c’erano tanti giovani borsisti e assegnisti che hanno da poco intrapreso la loro esperienza lavorativa. Questo è successo anche grazie al programma in collaborazione MISE/Netval che tramite il bando dedicato al capacity building degli uffici di trasferimento tecnologico ha portato circa 200 giovani negli staff di terza missione. Il contributo di queste persone si sta rilevando centrale per lo sviluppo del tech transfer in Italia. Ma non basta: è fondamentale dare a questi giovani la consapevolezza della loro professionalità e – dunque – delle prospettive di carriera. Non solo interne agli uffici delle università/IRCS/EPR… ma anche in azienda, in Italia e all’estero. Di questi Netvaliani ce n’è bisogno, e forse Netval, come associazione, può sviluppare una funzione di placement per fare atterrare queste competenze dove servono più.
Di Alberto Di Minin e Norma Rosso