Dante innovatore, spiegato in 5 parole

Se oggi vi scrivo queste parole e voi lettori riuscite a leggerle e comprenderle, lo dobbiamo a una persona passata sulla Terra settecento anni fa.

Dante è stato un innovatore in tanti ambiti: pronto a cogliere le sfide del suo tempo e capace di vedere oltre il presente delle sue azioni.

Un esempio tangibile, forse il più importante tra gli strumenti che il suo pensiero ci ha lasciato, è proprio questa lingua, che prima di lui non c’era e che dopo settecento anni continuiamo a usare per comprenderci.

Consapevoli e grati di questo, abbiamo iniziato a pensare come celebrare la sua figura a modo nostro, cercando di capire quali altri strumenti fondamentali ci abbia lasciato in eredità e quali abbiano valore tutt’oggi nelle vite di imprenditori contemporanei. È nata così l’idea dell’evento “Lo stile dell’innovazione. Dante uno di noi” che si è svolto lo scorso 10 settembre al Polo Tecnologico di Navacchio. Due ore pomeridiane nelle quali abbiamo dialogato insieme a Mirko Tavoni, già professore di Linguistica italiana e Filologia dantesca all’Università di Pisa, e Giovanna Frosini, professoressa di Storia della lingua italiana all’Università per Stranieri di Siena, e ai manager di alcune realtà imprenditoriali interessanti: Francesca Moriani, CEO di Var Group, Fabio Sferruzzi, cofondatore di Feat. Ventures, Marco Arena, cofondatore di Beyond The Gate, Carolina Paolicchi, cofondatrice di Astarte Edizioni, e Mirella Francalanci, amministratrice delegata e cofondatrice di goWare.

Per preparare questo incontro siamo partiti da un pensiero e lo abbiamo portato all’estremo: quando parliamo di innovazione non è detto che tutto ciò che la riguarda – in termini di intuizioni e regole – sia stato detto negli ultimi dieci o quindici anni. In letteratura scientifica abbiamo l’esempio di Carl Shapiro e Hal R. Varian che nel 1999 scrissero “Information rules”, un testo nel quale i due autori avevano ripreso i grandi classici, le teorie economiche degli ultimi duecento anni, dimostrando come questi potessero avere un ruolo attuale in quella che veniva vent’anni fa chiamata la new economy. Che ora noi chiamiamo semplicemente economy…

Abbiamo allora deciso di fare uno sforzo più ampio, in termini di distanza temporale e tematica: abbiamo ripreso in mano le nostre antologie delle superiori e rispolverato i ricordi sulla Divina Commedia e abbiamo provato a isolare i passaggi nei quali la vita, l’opera o il pensiero di Dante possono mostrarsi attuali ancora oggi e dirci qualcosa su cosa significhi dare il proprio stile all’innovazione.

A introdurre la riflessione ci ha pensato il professor Mirko Tavoni, proponendo tre concetti in tre settori molto diversi dello scibile e dell’agire umano, nei quali Dante è stato un innovatore. In ambito linguistico, Dante è stato il primo a scoprire e teorizzare il principio per cui le lingue naturali cambiano nel tempo e nello spazio. Dal punto di vista politico, riteneva necessaria la riforma della politica italiana e la restaurazione del potere imperiale per contenere la conflittualità autodistruttiva della città italiane: Dante, esiliato e condannato a morte, ha teorizzato come le città potessero vivere in pace senza sopprimere la dialettica tra maggioranza e opposizione, ma regolandola. Infine, nel descrivere l’universo, lo ha rappresentato come un’ipersfera, cioè una sfera la cui superficie è una sfera, anticipando così la descrizione dell’universo che ci viene oggi dalla teoria della relatività.

Con l’aiuto della professoressa Giovanna Frosini, abbiamo poi isolato cinque concetti importanti nell’opera di Dante e capaci di risuonare oggi nell’esperienza di imprenditrici e imprenditori, chiamati a riflettere e discutere su consapevolezza, cambiamento, invenzione, scommessa e successo.

1. CONSAPEVOLEZZA. Dante era consapevole della sua grandezza: nell’Inferno, sulla soglia del limbo, viene accolto nella “grande e bella scola”, cioè nella tradizione dei poeti. E in questa scuola si inserisce, scrivendo di essere “sesto tra cotanto senno”. Più avanti definirà se stesso “autore di un sacro poema”. Come ha spiegato la professoressa Frosini, oltre alla certezza del proprio valore personale, in Dante c’è la consapevolezza di trovare riscatto attraverso la poesia: di poter emergere da una condizione umana umile e umiliata a causa dell’esilio da Firenze. Una coscienza personale fondamentale oggi per molti imprenditori: un punto di partenza indispensabile per capire cosa hanno da offrire al mondo e sfidare sia la concorrenza che lo status quo.

Conoscere le proprie capacità, ma anche i propri limiti è indispensabile secondo Mirella Francalanci di goWare. E ha riflettuto sul fatto che tale consapevolezza non può che derivare dal fatto di essere un gruppo, una realtà nella quale confrontarsi prima di decidere se si è pronti o meno per intraprendere nuove sfide oppure fare un passo indietro.

2. CAMBIAMENTO. Il cambiamento va sempre inteso come il rapporto tra qualcosa che c’era e la novità che lo modifica, nel rapporto tra tradizione e innovazione. Dante ha vissuto in un ambiente latino: la lingua della letteratura, della poesia, ma anche delle istituzioni. Si pone quindi un rapporto di continuità dialogica e creatrice, prendendo parole dal latino, come facilis e derivandone di nuove, cioè “facile”. Facendo i conti con la tradizione, Dante la innova dal suo interno: un concetto fondamentale per chi fa imprenditoria, soprattutto in Italia.

Per Carolina Paolicchi di Astarte Edizioni (la prima spin off nata dal mondo umanistico dell’Università di Pisa) l’idea di cambiare, rimanendo all’interno della tradizione, è centrale nel progetto della casa editrice, nata nel 2019. Cambiare la percezione della cultura in Italia e riportarla al centro del dibattito e degli scambi è fondamentale, perché ciò che è culturale è anche sociale e politico e indispensabile per la crescita della società.

3. INVENZIONE. Dante è inventore per eccellenza, se inventare è insieme trovare e creare qualcosa. La sua grande capacità è quella di estendere i confini della lingua, che all’epoca era “una lingua bambina”. Quella lingua viene presa e applicata a tutto ciò che è dicibile: non che la letteratura non esistesse prima di lui, ma è con Dante che si fa poesia di tutto. A questo si aggiunge la vera e propria capacità di creare la lingua, di inventare le parole, prendendo in prestito dal latino e applicando a quei termini le regole del volgare: nell’Inferno troviamo arruncigliare e acceffare, mentre nel Paradiso trasumanare e indiare. Sono delle vere e proprie invenzioni linguistiche che tendono a sfide inedite: si scrive di cose nuove, ci vuole una lingua nuova.

Su novità e innovazione ha riflettuto Marco Arena di Beyond the Gate. Spesso l’innovazione è associata al genio: la pratica, però, gli ha insegnato che fare innovazione è una cosa diversa da quella che si immagina. Significa, come è stato per Dante, fare grandi sacrifici e spesso giungere a un risultato che è frutto di un lavoro collettivo. L’innovazione non avviene mai in un vuoto, ma si costruisce su quello che è stato fatto da altri.

4. SCOMMESSA. La vita e l’opera di Dante sono state una grande scommessa: ha accettato una sfida che gli ha fatto “tremare le vene e i polsi”. Il poeta ha scommesso su di sé e sul lettore, aspettandosi che lo seguisse e che fosse preparato per farlo. Ha scommesso anche di rimanere nella memoria e nel futuro. Non tutte le sue scommesse sono state vinte: non è potuto tornare a Firenze né ricevere la gloria poetica da vivo. Ma altre sono state una vittoria: l’83% delle parole usate da Dante sono giunte fino a noi, che continuiamo a usarle e pensare a lui come un archetipo.

Accettare le sfide che la realtà del tempo propone è una predisposizione che Fabio Sferruzzi di Feat. Ventures condivide. Per chi fa impresa, tutto parte da una visione in cui si crede e per la quale si accetta la sfida. In quel momento, ha detto Sferruzzi, fai un atto di coraggio verso qualcosa di sconosciuto e ognuno lo fa in modo diverso.

5. SUCCESSO. La grande scommessa di Dante, infine, è stata vinta: noi oggi continuiamo a parlare di lui e a leggere la sua opera. Già tra i contemporanei di Dante la Commedia ha avuto un successo travolgente, tutta l’Italia voleva leggere questo libro e conoscerlo. È passato di carta in carta e di memoria in memoria. Un successo diffuso rapidamente anche a Firenze: nei 20, 30 anni successivi alla morte di Dante la città si è riappropriata della sua opera. Non solo leggendola, ma anche disegnandola e trasmettendo questo testo per immagini. Infatti, uno dei segreti di questo successo è la qualità intima della lingua di Dante: la sua capacità di dare concretezza con la parola.

Chiudendo il cerchio, la concretezza di un manager e di un’azienda si misurano con il successo. Con la capacità di lasciare il segno: Francesca Moriani di Var Group si è chiesta in cosa consista questa capacità. E ha trovato risposta nei modelli di leadership. Oggi l’asset centrale intorno al quale ruota l’economia è la persona e il suo benessere: su questa dimensione si deve misurare il successo di un’azineda. Per questo motivo Moriani porta avanti un modello di leadership diffusa, fondata sull’ascolto, il dialogo e la responsabilizzazione di tutte e tutti.

Accompagnata dal presidente del polo Andrea Di Benedetto, che ha ribadito il coraggio e la sfida colta da Dante, l’assessora della Regione Toscana Alessandra Nardini ha chiuso l’evento, ripercorrendo gli spunti e i cinque concetti proposti durante l’incontro. Per farsi carico di un impegno amministrativo, ha detto, bisogna avere sì un po’ di sana incoscienza, ma anche la consapevolezza del momento storico che stiamo vivendo e quella di dover dare il massimo per la propria comunità. Ha condiviso la lettura del cambiamento come ponte tra tradizione e innovazione: imparare da ciò che ha funzionato e da quello che non lo ha fatto. La scommessa ha invece una data precisa per lei: quella della notte tra il 10 e l’11 gennaio, quando insieme al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha deciso di riaprire le scuole superiori, per dimostrare l’impegno nel mettere al centro le nuove generazioni. Invenzione e innovazione saranno poi il filo rosso del grande periodo di ripartenza che ci apprestiamo a vivere. Infine, quando pensa al successo, pensa a una squadra: all’ascolto, al dibattito e alla concertazione.

Rileggere Dante cercando in lui le caratteristiche dell’innovatore, mi ha permesso di riscoprire la centralità della consapevolezza, la continuità che si preserva anche nel cambiamento, la scintilla dell’invenzione, il faro guida che è la scommessa imprenditoriale, le dimensioni con cui viene articolato il successo, a volte inatteso, a volte diverso da quello che ci saremmo aspettati: sempre frutto di impegno, intuito e un briciolo di fortuna.

Di Alberto Di Minin