Come si diventa capitale europea dell’innovazione?

Barcellona, Amsterdam, Parigi, Atene, Nantes, Leuven e Dortmund: che cos’hanno in comune questi nomi? Per prima cosa, sono città europee: luoghi di grande fermento e concentrazione nei quali spesso nascono frizioni e problemi, ma dove si raccolgono anche le energie, le risorse e la spinta per trovare nuove soluzioni. 

Un altro fattore di comunanza è quello che ci interessa di più: tutte e sette queste città hanno vinto il premio promosso dall’European Innovation Council, diventando, ciascuna per un anno, la capitale europea dell’innovazione, ossia la città che è riuscita a promuovere l’innovazione nel miglior modo possibile all’interno della propria comunità. Infine, un’ultima cosa che le caratterizza: nessuna di queste città si trova in Italia. 

Ma non è detto che il 2022 non possa essere l’anno buono per il nostro paese. 

Negli anni scorsi, infatti, alcune città italiane sono arrivate finaliste: Torino nel 2016, Bologna nel 2018 e Milano nel 2019. Dunque, come si fa a vincere? I criteri per quest’anno rispondono a una serie di parole chiave, che vanno da “sperimentazione” a “visione innovativa”, passando per la costruzione di “ecosistemi cittadini” e la capacità di agire come “modelli di riferimento”. Per capire meglio come questi aspetti siano stati declinati nella pratica, abbiamo deciso di fare un giro tra le capitali europee dell’innovazione, alla scoperta di ciò che negli anni passati ha fatto sì che si aggiudicassero questo il titolo. 

Partiamo da Barcellona che nel 2014 è stata la prima città vincitrice, alla quale è stato riconosciuto il merito di aver introdotto nuove tecnologie per rendere la città più vicina ai suoi abitanti. Nello specifico, questo ha riguardato l’utilizzo degli open data, lo sviluppo di iniziative sostenibili per l’illuminazione intelligente e la mobilità, nonché la promozione di alleanze tra centri di ricerca, università, e partner sia privati ​che pubblici. 

Spostiamoci ora Nantes, vincitrice nel 2019, un anno prima che il mondo venisse sconvolto dalla pandemia. La città francese è stata considerata un esempio eccellente di come si possa “far fruttare la partecipazione democratica per affrontare sfide come l’energia, l’invecchiamento, la transizione digitale e l’inclusione sociale”. Coinvolgendo più di cinquantamila cittadini nei suoi “Grands Débats”, Nantes è riuscita a presentare varie iniziative a un concorso pubblico che ha permesso la ridestinazione di 15 località della città, tra le quali una cappella dismessa trasformata in una fungaia urbana e un vecchio ristorante diventato una mensa comunitaria. (Quello della progettazione partecipata è un tema molto interessante, che riguarda anche alcune regioni d’Italia: in Toscana, Emilia Romagna e Puglia esistono infatti leggi che hanno istituzionalizzato e reso un vero e proprio metodo la partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche).

Per finire, facciamo un salto a Dortmund, capitale 2021 il cui motto è stato “Innovation next door”. La collaborazione tra persone con background diversi (studenti, imprenditori, urbanisti e amministratori) ha permesso la nascita di buone idee, che si sono sviluppate a partire da contesti di quartiere. La trasformazione è stata anche fisica: nella zona industriale abbandonata è stato creato un lago artificiale, mentre una vecchia torre per la produzione della birra è stata trasformata in un centro culturale. Da piccola e nuova cittadina universitaria, Dortmund è poi riuscita a creare uno dei più grandi parchi tecnologici d’Europa (TZDO) con centri di competenza distintivi e sette università che attirano circa 55.000 studenti.

Sintetizzando, ci sembra che tutte queste realtà abbiano fatto un esercizio di ascolto dei propri cittadini: li abbiano messi al centro e coinvolti attivamente e siano riusciti così a sviluppare una capacità collettiva di immaginare un futuro, molto vicino, nel quale vivere bene. Un bel lavoro insomma, nel quale speriamo di vedere all’opera più di una città italiana. 

Per partecipare al bando di quest’anno c’è tempo fino al 30 giugno e ci si può candidare per una delle seguenti categorie: per l’European Capital of Innovation, rivolta alle città con almeno 250 mila abitanti, oppure per l’European Rising Innovative City, alla quale possono iscriversi le città che hanno tra i 50mila e i 249.999 abitanti. Alle città vincitrici verrà assegnato un premio in denaro: un milione di euro per la prima classificata nella categoria che riguarda le città grandi (e centomila euro per le città classificate seconde), mentre per le città più piccole il premio sarà di 500 mila euro (e 50 mila per le seconde classificate).  

Di Alberto Di Minin e Norma Rosso