L’innovazione arriva ad ondate, ed è evidente che ora il nome dell’onda che ci sta investendo è Intelligenza Artificiale. L’ecosistema delle start-up in tutto il mondo è stato rivoluzionato: sembra che non si riesca a parlare d’altro. Forse è giusto così: in certi momenti bisogna tuffarsi e cogliere il momento.. ci ricordiamo la seconda parte degli anni novanta? Oggi, come trent’anni fa, siamo di nuovo davanti ad una trasformazione profonda delle nostre imprese e della nostra società. È facile prevedere l’avvento di un nuovo digital divide e l’ennesima occasione per ridistribuire ricchezza & vantaggio competitivo su scala globale. Prendete la tavola da surf, ma occhio agli squali e alle rocce. Siamo infatti davanti ad una tecnologia abilitante che di fatto è anche e soprattutto una personal productivity technology. Essa si deve ancora stabilizzare, sembra tutto così facile ma non lo è! Per essere concreti… ChatGPT, per quanto utile/fondamentale, è un clamoroso generatore di figuracce. Maneggiare con creatività e cautela.
Anche il panorama italiano è investito da quest’onda. L’Osservatorio Permanente sull’adozione e l’integrazione dell’AI in Italia di Aspen rileva che nessuna tra le aziende sondate pensa che l’impatto dell’AI sul sistema economico non sarà significativo, con oltre metà del campione che ha implementato soluzioni legate all’AI all’interno dell’azienda. Su questa scia, sempre più start-up citano l’AI come tecnologia abilitante per l’ottimizzazione dei processi, l’analisi dei dati, l’innovazione di prodotti e servizi ma non solo. Infatti, emergono sempre più realtà che mettono l’AI al centro del loro modello di business e della loro proposta di valore. L’ecosistema italiano dell’innovazione alimentato dall’intelligenza artificiale è stato protagonista del Technology Forum della European House Ambrosetti di quest’anno, tenutosi un mese fa a Stresa . Questo tech forum rappresenta il principale incontro annuale dei Chief Innovation Officers del nostro paese e ci offre l’occasione di toccare con mano la trasformazione in corso. Nel confronto tra l’edizione di quest’anno e quella precedente il passaggio è stato evidente, l’intelligenza artificiale si è presa il posto da protagonista, con una mostra d’arte generata in AI da Christian Kondić, e un’algida AI-Generated DoroTEHA, che introduceva sul palco i vari relatori.
Ma cosa vuol dire essere AI-powered start-up? Si tratta di giovani imprese nate già con l’AI all’interno del proprio DNA e che stanno riscrivendo le regole del gioco in sempre più settori. Si parte dall’algoritmo e si arriva all’ecosistema, portando a mercato modelli di business innovativi capaci di guidare il cambiamento. Ce lo raccontano bene i casi delle AI-powered start-up che sono state premiate nell’Award for Innovation del Forum.
Gli ambiti di riferimento sono molto vari. Tra i casi più interessanti troviamo quello di Cap_able che sviluppa indumenti che proteggono i dati biometrici dal riconoscimento facciale, combinando algoritmi, competenze specializzate nel design e una produzione orientata alla sostenibilità. Sfruttando algoritmi progettati grazie all’AI, la start-up opera nel fashion-tech per la privacy dei dati e realizza abiti mimetici che rendono impossibile il riconoscimento da parte della stessa AI. Oppure il caso di Contents.com che offre una piattaforma di AI generativa per supportare le aziende nella creazione ed orchestrazione di contenuti online. La start-up ha ottenuto di recente 26 milioni di dollari di investimento per accompagnare il suo processo di espansione internazionale ad oggi in corso. Ma non parliamo solo di algoritmi, anche i robot si prendono un posto in questo contesto in evoluzione. È il caso di Ganiga Innovation, start-up nel clean-tech che sfrutta l’AI per la gestione dei rifiuti integrandola all’interno di robot capaci di separare gli scarti in autonomia e con una precisione del 95%. Tra le partnership già attivate dall’azienda troviamo Google Italia, AGOS e Autogrill.
Le parole d’ordine? Automazione, personalizzazione, scalabilità. Tre aspetti che rappresentano il cuore pulsante dei modelli di business emergenti. Unendo i puntini tra i diversi casi di successo si ottiene un’immagine abbastanza nitida di cosa voglia dire oggi fare start-up nel mondo dell’AI ma pongono una domanda ancora più interessante. Cosa succede quando la start-up vuole scalare? Al momento il contesto da prendere in considerazione è l’ecosistema americano. 1 miliardo di dollari ogni cinque giorni, questo il tasso di investimento in intelligenza artificiale tenuto dagli Stati Uniti negli ultimi 5 anni, e siamo già a 37 miliardi (quindi un miliardo ogni 4 giorni) nei primi tre mesi del 2024. Nei dati raccolti da TEHA e presentati dal CEO Valerio De Molli, Cina e Europa appaiono come lontanissimi da questi valori. A testimoniare la forza del magnete americano è stato il fatto che a raccontarci quello che avveniva da quelle parti fossero due italiani trapiantati a Palo Alto (e per giunta vicini di casa): Marco Pavone Lead Researcher in Nvidia e Silvio Savarese, Chief Scientist a Salesforce. Se l’ecosistema italiano è vivace e creativo, gli USA e soprattutto la California hanno saputo cavalcare, per l’ennesima volta, questa nuova ondata di innovazione.
Di Alberto Di Minin e Giovanni Tolin