Pochi giorni prima di Natale è passato a trovarci a Pisa Andrea De Berardinis, nostro ex studente alla Scuola Sant’Anna, che insieme a tre soci ha fondato Prospinity, una start up con sede a San Francisco, il cui scopo è permettere a gruppi di persone di investire sul reciproco capitale umano.
Tutto nasce da un patto, fatto quasi per scherzo pochi anni fa, quando De Berardinis, Andrea Zanon, Aarya Agarwal e Sam Anton erano ancora a Yale, nell’università dove si sono conosciuti e dove De Berardinis ha proseguito gli studi dopo la Scuola Sant’Anna. «Un giorno, mentre parlavamo delle nostre ambizioni di carriera e dellʼincertezza futura, Aarya ha avuto un’idea: se uno di noi avesse mai guadagnato un miliardo di dollari e avesse poi diviso il 10% con il gruppo, avremmo ottenuto tutti un risultato eccezionale, moltiplicando le chances che qualcosa di improbabile accadesse davvero». Nasce così Prospinity, una piattaforma (non ancora presente in Italia) che offre l’infrastruttura legale e digitale per creare e gestire dei gruppi di persone che scelgono di investire reciprocamente nelle proprie carriere, ridistribuendo di anno in anno parte del proprio guadagno.
Questi gruppi sono stati nominati success pools e funzionano attraverso un meccanismo semplice ma innovativo: i partecipanti stabiliscono una piccola percentuale condivisa (ad esempio, il 5%) e una durata per il pool (ad esempio, 10 anni). Alla fine di ogni anno, ciascun membro versa il 5% dei propri guadagni annuali in un fondo comune, che viene immediatamente redistribuito in modo equo tra tutti i partecipanti. Questo processo si ripete annualmente per l’intera durata del pool. In questo modo, i membri diventano “investitori” l’uno dell’altro, avendo la possibilità di differenziare il proprio portafoglio di investimenti in un ambito in cui, fino ad ora, non era stato possibile farlo, ovvero la carriera.
Il processo che ha portato dall’idea alla sua realizzazione è molto interessante. De Berardinis e i suoi soci avevano per prima cosa bisogno di un investitore. Per trovarlo, hanno stilato delle liste di connazionali presenti negli USA con ruoli chiave nel mondo della finanza. Hanno mandato mail, finché non hanno ottenuto il contatto del loro primo investitore, Patrick Chung – general manager della società di venture capital Xfund, primo investitore di Sam Altman (co-founder e CEO di OpenAI) – che ha puntato su di loro con un investimento iniziale di cento mila dollari.
A questo punto De Berardinis e gli altri hanno potuto fare il primo passo operativo e andare alla ricerca dello studio legale che creasse il prodotto finanziario su misura per loro, il success pools. Dopo molti no, a febbraio del 2024 sono entrati in contatto con Orrick, uno studio legale statunitense specializzato nella strutturazione di nuovi prodotti finanziari. Lo studio non solo ha accettato la sfida, ma l’ha sostenuta al punto da essere disposto ad attivare una linea di credito nel caso in cui il capitale iniziale non fosse stato sufficiente. I lavori sono stati avviati ottenendo così i primi success pools.
Il secondo passaggio ha coinvolto più direttamente i quattro soci. Una volta avviatal la piattaforma – per alcuni aspetti simile a Linkedin – l’obiettivo era quello di popolarla, ma con criterio. I quattro hanno quindi iniziato dalle università, andando alla ricerca di studenti con le caratteristiche idonee e salire a bordo. «Abbiamo stilato una lista di studenti delle università di Yale, Harvard e Princeton, selezionandoli in base alle esperienze di lavoro che avevano avuto durante gli anni di studi e focalizzandoci su coloro che sono riusciti ad avere incarichi nel campo della finanza, della consulenza, degli studi legali. Una volta selezionati, li abbiamo contattati uno per uno, spiegando l’idea con una chiamata di quindici minuti, alla fine della quale diversi di loro hanno creato un account su Prospinity, con il quale avviare il proprio pool o essere invitati a fare parte di altri».
Questo è stato il processo adottato fino a settembre, molto dispendioso di energie e difficilmente scalabile. A quel punto però Prospinity ha incontrato l’interesse di altri investitori, in particolare di Slow Ventures, uno dei più famosi seed stage venture fund in America, la cui caratteristica è investire in start-up che creano nuove categorie di mercato.
«Abbiamo messo in pratica una nuova strategia, scalando la piattaforma da campus a campus: ora, per esempio, siamo a Berkeley e grazie al capitale in nostro possesso possiamo mettere in pratica delle strategie che funzionano meglio: per esempio creare delle partnership con gli student clubs e le associazioni già strutturate nei college, le fraternities e sororities, oppure lavorare con alcuni ambassador all’interno del campus per spargere la voce». Per i prossimi due anni, l’idea dei fondatori è quella di portare Prospinity in una ventina di campus diversi e per questo hanno bisogno di capire quali siano gli ingredienti giusti che permettono loro di raggiungere e portare sulla piattaforma la massa più elevata di studenti nel minor tempo possibile.
La visione a lungo termine di Prospinity è rendere i success pools uno strumento essenziale per i giovani che si confrontano con un’economia sempre più incerta.
«In un mondo in cui la tecnologia sta trasformando il mercato del lavoro è impossibile prevedere come si evolveranno le carriere nei prossimi dieci anni. E proprio come si diversifica un portafoglio di investimenti, ha senso ridurre il rischio della propria carriera investendo nei diversi percorsi professionali di un gruppo di persone fidate. Questa è la nostra ambizione: vorremmo che i success pools diventassero un vero fenomeno culturale, che fossero il prodotto finanziario del ventunesimo secolo».
Ricordo con affetto e nostalgia la prima volta che ho incontrato Andrea De Berardinis, appena entrato alla Scuola Sant’Anna con una borsa di studio per il Settore di Economia. lo ritrovo ora, a Berkeley, preso a perfezionare il suo elevator pitch e pronto ad incontrare investitori e clienti. Bravo Andrea, ti sei proprio meritato la nomination di Fuoriclasse dell’anno!
Buon 2025 a tutti!
Di Alberto Di Minin e Norma Rosso