Lunedì 27 Marzo l’ospite del corso China Issues della Scuola Superiore Sant’Anna è Michele Bonino, Professore Ordinario di Progettazione Architettonica e Urbana al Politecnico di Torino, dove è Delegato del Rettore per i Rapporti con la Cina e i Paesi Asiatici. Il suo intervento è incentrato sulla presenza del Politecnico di Torino in Cina, i maggiori risultati ottenuti e i progetti principali realizzati con i colleghi e partner cinesi.
Che impatto ha avuto il covid sull’urbanizzazione in Cina?
In piena pandemia, ci siamo trovati a dover riorientare completamente i contenuti che avevamo iniziato a preparare nel 2018 per “China Goes Urban. La nuova epoca della città”, una mostra poi inaugurata nell’ottobre 2020 in collaborazione tra Museo d’Arte Orientale di Torino e il nostro Politecnico. In effetti, il Covid ha messo duramente alla prova le città in Cina, alcune di esse tra le più dense al mondo e dove quindi la prossimità ha favorito la diffusione della pandemia. Allo stesso tempo, è stato interessante osservare come l’organizzazione tipica in “unità di vicinato”, riconducibili alle unità di lavoro del periodo socialista e poi ai compound residenziali della stagione del mercato, abbiano favorito – anche se in diversi casi esasperandole – le misure di contenimento. La città insomma è stata protagonista, nel bene e nel male.
Quali sono i principali trend dell’urbanizzazione in Cina oggi?
Ne segnalo in particolare due, che abbiamo potuto seguire attraverso alcune ricerche proseguite a distanza in questi ultimi anni. Con la Tsinghua University abbiamo lavorato al filone dell’Urban Ergonomics, fondato dal prof. Zhang Li nel 2018 e che vede già numerose applicazioni: si tratta di progettare le superfici e il profilo degli spazi pubblici della città affinché meglio interagiscano con il corpo umano. I risvolti sono importanti anche da un punto di vista ambientale, sollecitando i cittadini a un uso “fisico” della città e riducendo pertanto il ricorso alla mobilità inquinante. Con la South China University of Technology abbiamo invece osservato alcuni modelli di “agricultural city”, nati per ovviare al drastico consumo di suolo fertile causato dalla impetuosa urbanizzazione cinese. Secondo questi modelli progettuali, urbanizzazione e agricoltura non sono per forza antitetici ma possono diventare sinergici.
Quali sono i prossimi progetti in Cina del Polito?
A partire dall’occasione recente di lavorare su alcuni progetti reali, quale il padiglione visitatori per le Olimpiadi di Pechino 2022 disegnato dal nostro Dipartimento di Architettura e Design in collaborazione con la Tsinghua, PoliTo si è dotato di un rappresentante in Cina dedicato alle operazioni di consulenza. In tal modo, i ricercatori sono supportati sia sugli aspetti di “business development” che contrattuali, e possono concentrarsi sul trasferimento delle loro competenze: sempre più richieste in alcuni ambiti (ad esempio, automotive e architettura) di fronte alla necessità di uno sviluppo più qualitativo e sostenibile del Paese. Insieme alla didattica, che rimane il cuore della nostra attività, questa dimensione progettuale promette di essere un impegno importante per Polito in Cina.
Di Alberto Di Minin e Filippo Fasulo