Comunicare la ricerca per massimizzare l’impatto. Questo il tema della 9a Summer School di Netval, l’associazione italiana dei manager del trasferimento tecnologico, in corso a Paestum dal 12 al 15 di settembre.
Cosa hanno in comune il trasferimento tecnologico e la comunicazione? Era questa la domanda che mi ronzava per la testa mentre esaminavo il programma di questa Summer School. Si tratta di due ambiti di lavoro diversi, gestiti da persone diverse, con obiettivi non sempre simili. Ecco però tre punti di contatto che sono emersi già nelle prime testimonianze.
1. La professionalità necessaria. Trasferimento tecnologico e comunicazione possono essere gestiti in maniera professionale. Saper impostare una strategia brevettuale, seguire un’attività di collaborazione tra università e impresa sono attività complesse tanto quanto la definizione di una campagna comunicativa attorno ad un risultato scientifico, all’attività di un ateneo. A volte, sia nelle attività di trasferimento che nelle attività di comunicazione, il ricercatore sottovaluta la rilevanza di queste professionalità, oppure tenta la strada del “fai da te”. Tom Hockaday, già direttore di Oxford Innovation, ha sottolineato che la comunicazione (come il trasferimento) deve mettere al centro il ricercatore, la sua storia e le sue attività, ma attorno ad un nucleo scientifico si sviluppa una complessa rete di azioni necessarie per arrivare ad un risultato comunicativo soddisfacente.
2. La gestione delle emergenze. Tutto ciò non è che sia sempre così apparente/condiviso. O meglio, spesso diventa apparente/condiviso solo nella gestione di particolari emergenze. Lo ha ben raccontato Paola Catapano responsabile della comunicazione al CERN di Ginevra. L’evoluzione della strategia comunicativa del più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle è una storia di reazioni a una serie di eventi che hanno messo al centro la rilevanza di questa attività: dalla “bufala” dei buchi neri che sembrava potessero addirittura risucchiare la terra, passando per il setting di Angeli e Demoni di Dan Brown, alla scoperta del bosone di Higgs. Tutti episodi che CERN ha potuto (e dovuto) cavalcare per trasformare rischi in opportunità e visibilità. Qui l’analogia con la gestione della proprietà intellettuale è evidente. In tante organizzazioni, pubbliche e private, infatti, anche i brevetti cessano di essere un fastidioso costo e diventano un investimento strategico solamente il giorno dopo che si è perso una grossa occasione o qualcuno ha combinato un bel pasticcio.
3. La (difficile) ricerca dell’impatto. Angelica Falchi, responsabile comunicazione di Leonardo-Finmeccanica, ha sottolineato come non ci sia business senza investimento in ricerca e tecnologia, ma che questo messaggio non sia banale, e che su di esso vada costruito l’adeguato storytelling. Paolo Markovina di Elecrolux e AICIPI ha sottolineato come una comunicazione efficace debba rispettare regole molto chiare e stringenti per arrivare al risultato atteso. Comunicare vuol dire anche rendere semplice un messaggio complesso. Non si tratta di un’attività residuale nella ricerca del consenso necessario al mondo della ricerca. È senza dubbio una professionalità che affianca il trasferimento tecnologico nella definizione dell’impatto e di quella terza missione delle università e degli enti pubblici della ricerca.
Netval ha sviluppato negli anni una comunità di manager che condividono tra loro idee, strumenti e processi. Questa condivisione ha contribuito in parte alla professionalizzazione del trasferimento tecnologico in Italia. Università di Bologna, Trento, Torino, PoliMi, Telethon, INFN… i grandi atenei campani, Città della Scienza, Regione Campania e Abruzzo hanno fino ad ora illustrato le loro esperienze di comunicazione: e siamo solo al secondo giorno. La condivisone di queste strategie comunicative qua a Paestum mi fa pensare che “il metodo Netval” basato su una collaborazione diffusa tra i manager della ricerca italiana possa contribuire ora a rendere più efficace lo storytelling che parte dalla nostra scienza e tecnologia.