#China Issues con Nicola Vitiello e Antonio Frisoli

Martedì 23 Maggio gli ospiti del corso China Issues sono due Professori ordinari della Sant’Anna: il Professor Nicola Vitiello dell’Istituto di Biorobotica e il Professor Antonio Frisoli dell’Istituto di Intelligenza Meccanica.  Il tema dei loro interventi è la collaborazione tecnologica tra la Scuola Superiore Sant’Anna e la Cina. Per la prima volta nella nostra storia presentiamo ai lettori una “intervista doppia” ai due protagonisti della lezione a Pisa. 

Quali sono i progetti che svolge in cooperazione Cina per il Sant’Anna?

VITIELLO – Sono circa 10 anni che il laboratorio di Robotica Indossabile presso l’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna collabora con il team del prof. Qining Wang della Peking University, su temi riguardanti lo sviluppo e la sperimentazione di dispositivi protesici ed esoscheletrici per la riabilitazione e l’assistenza motoria. La collaborazione ha dato vita a numerosi lavori scientifici sia su conferenze che riviste internazionali oltre che allo scambio di studenti e studentesse di MSc e PhD, oltre che al reclutamento da parte della Scuola di un post doc proveniente dal team del prof. Wang, oggi Assistant Professor in una prestigiosa università cinese.

FRISOLI – Seguo delle collaborazioni sotto il profilo della ricerca e del trasferimento tecnologico nell’ambito della robotica. Ho avuto modo di partecipare alle ultime edizioni dello ZGC (Zhongguancun) forum per la cooperazione internazionale e per la promozione dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, ed ho avuto la possibilità di svolgere collaborazioni scientifiche con colleghi della Chongqing University, CNITECH Ningbo Chinese Academy of Science della Chinese University of Hong Kong sui temi della robotica collaborativa e per assistenza.

 Come sta cambiando il paradigma dell’innovazione in Cina?

VITIELLO – La Cina è uno dei Grandi Paesi dove la manodopera ha ancora un costo relativamente basso, sebbene sia al contempo il paese al mondo che installa ogni anno il maggior numero di robot (circa 250.000 l’anno, la metà di tutti i robot installati nel mondo). Per capire come la Cina porta avanti il suo modello di innovazione occorre a mio avviso partire proprio da questo dato appena esposto, e che può apparentemente sembrare contraddittorio. In realtà la Cina -più di Europa e Stati Uniti- stava e sta puntando sull’innovazione promossa attraverso le eccellenze. Laddove esiste una punta di eccellenza nel mondo produttivo o in qualsiasi altro settore, tale punta diventa un potenziale early adopter di una nuova tecnologia: se necessario il governo cinese promuove un processo di accelerazione attraverso meccanismi pre-competitivi quali il pre-commercial procurement.

FRISOLILa Cina si conferma come il primo paese al mondo per numero di installazioni di robot industriali con ingenti investimenti  anche nell’ambito di nuove start-up  nei settori emergenti della robotica collaborativa e della robotica di servizio. Questo dato è facilmente rilevabile anche dal trend di crescita del numero di brevetti depositati e di pubblicazioni scientifiche nei settori ad alta innovazione tecnologica collegati alla robotica, dal numero di unicorni robotici (start-up che hanno superato la valorizzazione di almeno un miliardo di dollari) nei settori della visione artificiale, logistica di magazzino, robotica di servizi per pulizia e per consegne.

 Quali sono le prospettive per la cooperazione e in Cina nello scenario internazionale e domestico in cambiamento?

VITIELLO – Qui è molto difficile fare una previsione. E’ chiaro che la geopolitica (condizionata fortemente dalla guerra in corso) possa richiedere una revisione dei rapporti commerciali e di collaborazione strategica con la Cina. A mio avviso il punto non è tanto relativo a quante o quali collaborazioni devono essere attivate. Piuttosto sarebbe opportuno capire quanto le collaborazioni devonon essere fattive ed “aperte”. In questo ambito, gli scienziati che lavorano a tecnologie che possono essere sensibili sia per possibili dual use in ambito defence che rappresentare un asset per la competitività industriale (è chiaro che la robotica e le sue allied technologies rispondono a questo tipo di profilo) dovrebbero attivarsi per verificare insieme con i governi nazionali ed Europeo su quali sia la strategia migliore che possa da un lato tutelare gli interessi nazionali (e quello Europeo) e dall’altro garantire il progresso della scienza inteso come progresso dell’umanità nella sua interezza. Negli anni del COVID e della guerra, con una repentina riconfigurazione dell’Italia, da attore della “Belt & Road iniative”, a principale spalleggiatore delle politiche atlantiste, interrogarsi (con un approccio “laico”) su quale sia il futuro delle collaborazioni con la Cina è doveroso e strategico per la crescita e la giusta collocazione internazionale del nostro Paese.

FRISOLIE’ difficile poter fare delle previsioni di carattere generale visti gli eventi imprevedibili che si sono verificati negli ultimi anni, quali l’epidemia COVID dapprima e le tensioni geopolitiche globali conseguenti il conflitto tra Russia ed Ucraina. In generale la Cina rimane uno dei mercati di riferimenti per lo sviluppo e l’adozione di nuove tecnologie, sia per la sua dimensione, sia per la propensione all’uso ed all’adozione delle nuove tecnologie.  Mi piace citare una raccomandazione del Dr. Lu Zhangyuan, direttore dell’High-Tech Robot Industry Research Institute (GGII), che a proposito delle nuove prospettive della robotica ha recentemente dichiarato “cammina con i rinoceronti grigi e afferra la certezza limitata nell’incertezza” dove con “rinoceronte grigio” sta ad indicare un rischio noto ma ignorato, che nel tempo può effettivamente diventare pericoloso.

Di Alberto Di Minin e Filippo Fasulo