Primo giorno in Italia dopo un viaggio di una settimana tra Pechino Shanghai e Chongqing, organizzato da Netval, insieme a prorettori alla terza missione e a manager del trasferimento tecnologico di 30 università e centri di ricerca italiani.
“Mai prima d’ora era stata organizzata una missione del genere” ci è stato detto. Come Istituto Galilei, ente organizzatore insieme a Netval, in collaborazione con Codau e Crui, abbiamo portato a casa questo bel commento… consapevoli però anche della memoria corta di chi ci ha parlato… visto che l’Italia qua in Cina è presente da tanti anni con la China Italy Innovation Forum: bilaterale unico al mondo, grande piattaforma per questo paese su cui costruire rapporti bilaterali di qualità.
A caldo, e forse ancora sotto effetto del fuso, nonostante le massicce dosi di melatonina, mi rimangono quattro punti che vorrei condividere con voi.
Insieme è meglio. Evitiamo di dare spazio alle strategie divide et impera che alcuni dei nostri partner internazionali stanno implementando nell’interagire con la Cina. Insieme siamo più forti, come università e centri di ricerca che si presentano meglio quando si informano e negoziano compatti. Meglio agire così che andando a portare a casa contratti ad personam. Meglio un MOU verificato e negoziato, piuttosto che un contratto assegnato al singolo ricercatore per avventurose “contaminazioni” molto ben remunerate. Chiave è il ruolo di indirizzo (e di controllo) degli uffici di terza missione e internazionalizzazione delle Università italiane.
Gratitudine per il sistema italia in Cina. Il viaggio è venuto particolarmente bene perché la regia è stata seguita con attenzione dai nostri Attache nelle ambasciate di Pechino, Shanghai, Chongqing. La DG Promozione Sistema Paese del MAECI ha affiancato Netval, il Galilei e il CITTC, non solo per trovarci i contatti giusti, ma per evidenziare un fil rouge, per dare una narrativa al momento, spiegandoci cosa stavamo veramente vedendo, che cosa c’era dietro ai lustrini e come interpretare i messaggi che ci stavano arrivando.
Non distraiamoci. La firma della Belt and Road initiative ci è stata ricordata da tutte le persone che abbiamo incontrato in Cina. Gran parte delle presentazioni che abbiamo visto partivano con la prima slide dedicata dai due Presidenti tra i Corazzieri. Bene! In Italia le relazioni con la Cina sono passate da argomento per esperti a oggetto di discussione sulle prime pagine dei giornali. Bene! Ora che abbiamo firmato? Attenzione: proprio come dopo ogni viaggio c’è questa fase di stanca… la tentazione di “spegnere i riflettori” dopo che si è firmato è una questione pericolosissima. Evitiamo! In Cina ed in Italia esistono le competenze che sanno affiancarci nelle negoziazioni. Le relazioni scientifiche e tecnologiche con la Cina saranno oggetto di discussione tra noi e le altre cancellerie europee. Bruxelles sta proponendo la necessità di una progressiva chiusura di rapporti su argomenti che sono rilevanti per la nostra competitività. Ma come identificare argomenti di collaborazione scientifica e tecnologica che non hanno un potenziale impatto su innovazione e competitività? Soprattutto: come evitare che un processo globale e collaborativo come la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico smetta di essere per l’Europa in Cina un processo globale e collaborativo?
Orgoglio Galilei. In questi giorni la delegazione Netval ha visto all’opera una squadra di sette persone che lavorano a tempo pieno a Chongqing presso l’Istituto Galilei della Scuola Sant’Anna. Il Sant’Anna è l’unica realtà accademica italiana che è riuscita a mantenere un suo ufficio staffato per più di dieci anni in Cina. Abbiamo saputo creare network con la città di Chongqing, siamo dei partner riconosciuti e affidabili per la Chongqing University, lavoriamo in stretto coordinamento con la rete consolare e le nostre aziende in Cina. Abbiamo la potenzialità e le capacità per essere testa di ponte e stazione di posta per le università e i centri di ricerca italiani che si vogliono proiettare in Cina. Lo sentiamo come nostro compito istitutivo. L’organizzazione di questa missione, il controllo sui dettagli di ogni parte dell’agenda, dimostra che lo sappiamo fare. Chi conosce la Cina sa quanto sia difficile riuscire a tenere controllo, proiettandoci da queste parti.
Ora inizia per la missione Galilei un nuovo periodo di start-up. Siamo arrivati alla fine di un grosso progetto che ci ha permesso di avere le risorse (cinesi) per mantenere questo presidio italiano. Dal 2014 non stiamo ricevendo neanche un euro dal contribuente italiano per mantenere la nostra presenza a Chongqing. Forse questo deve cambiare.
Viviamo questa fase con coraggio e con la consapevolezza di tutto quello che siamo riusciti a fare negli anni. Con la convinzione che bisogna rimanere compatti qua in Cina e non litigare per le scarse risorse da allocare.
Non è detto che il nostro modello sia il migliore! Un conto è provare ad essere convincenti, chiedere risorse e cercare opportunità, un conto è impuntarsi come un bimbo davanti alla vetrina del negozio di giocattoli al grido di “Voglio! Voglio! Voglio!”
Di Alberto Di Minin