Il corpo nel quale abitiamo si rigenera costantemente. Perdiamo in continuazione pezzetti di noi, sotto forma di capelli o residui di pelle, in un ciclo di rigenerazione che non riguarda solo noi umani, ma tutti gli esseri viventi sul pianeta. È un fatto molto affascinante se ci si ferma a speculare su. Che fine fanno questi piccoli involucri, minuscoli custodi di materiale genetico che abbandoniamo nel corso della nostra esistenza? Quale ricchezza di informazioni possiamo trarre da esse prima che si deteriorino? E come possiamo utilizzare questa ricchezza di dati?
Domande come queste sono probabilmente quelle che hanno ispirato Kat Bruce, fondatrice di NatureMetrics, l’azienda che dal 2014 fornisce ai suoi clienti sistemi di monitoraggio dell’impatto della loro attività sulla natura. Lo fa attraverso una tecnologia di analisi del DNA che a partire da piccoli campioni di acqua, terra o aria è in grado di ricostruire a ritroso la complessità delle forme di vita che compongono quell’ambiente e misurare così il livello di biodiversità presente in una determinata zona. Questo diventa uno strumento utilissimo per misurare l’impatto delle aziende che operano in un’area, anche grazie a una piattaforma di visualizzazione efficace e dettagliata che permette di progettare le strategie di intervento alla luce di questi fattori, rispettare gli standard previsti dai regolamenti dei vari stati e comunicare in modo efficace i progressi fatti.
«L’ambiente è per noi un serbatoio infinito di dati» ci ha spiegato Benjamin Barca, biologo conservazionista al lavoro presso NatureMetrics dal 2019, quando l’azienda contava solo quindici dipendenti. Negli ultimi quattro anni le cose sono cambiate, in un processo di costante crescita che ha portato NatureMetrics a decuplicare il proprio personale ed espandere la sua attività in quasi ogni lato del mondo. «Ogni singola specie, dai batteri alle balenottere azzurre, ha le proprie informazioni genetiche individuali. Riuscendo a catturare una singola cellula, presente in un pezzetto di pelle o in un pelo, è possibile identificare quella specie a partire da un suo campione e dimostrare la sua presenza in un determinato ambiente. Più campioni prendiamo, più possiamo mappare la distribuzione effettiva, l’occupazione e l’abbondanza relativa di queste specie nei diversi spazi.
Dopo gli inizi a Londra, nel 2022 NatureMetrics ha aperto una sede in Canada, dove ha installato il suo secondo laboratorio di analisi. «A oggi gran parte del pianeta è coperto dalla nostra tecnologia», spiega Barca, specificando che i progetti nei quali sono coinvolti riguardano oltre cento paesi.
Ci siamo fatti raccontare le origini di NatureMetrics, quando la fondatrice Bruce era una dottoranda alle prese con lo studio e l’elaborazione di strumenti per l’analisi molecolare. Una volta concluso il dottorato, Bruce si è resa conto che per quando tali strumenti fossero molto utilizzati nell’ambito della ricerca accademica, non erano invece altrettanto diffusi al di fuori, tra professionisti e aziende che avevano bisogno di ottenere dati sulla biodiversità: un settore nel quale è molto difficile ottenere e gestire questo tipo di informazioni. «La quantità di dati che possiamo raccogliere da questi campioni è davvero eccezionale rispetto a qualunque altro metodo di raccolta tradizionale», dice Barca, specificando inoltre quanto il loro metodo sia poco impattante rispetto ad altri e che, dal punto di vista della raccolta dei campioni sia così semplice da poter essere utilizzato da chiunque. Ciò che importa, infatti, è raccogliere più dati possibili e il fatto di avere un sistema di raccolta semplice permette a NatureMetrics di lavorare con qualunque interlocutore.
«Il nostro obiettivo attuale è lo studio del sottosuolo. La ricerca del micelio, dei batteri, e di tutta la microfauna che sta sotto i nostri piedi costituisce infatti un orizzonte interessante per ottenere informazioni che fino a poco fa sembrava impossibile raccogliere e che potranno essere di aiuto per il monitoraggio degli agenti patogeni legati alla silvicoltura, alla salute dei fiumi e degli ecosistemi costieri».
NatureMetrics è un altro caso che ci dimostra quanta innovazione e che potenziale immenso possono esprimere le aziende nell’ambito della biodiversità. Monitorare, conservare e proteggere la biodiversità sono azioni che non solo ci permetteranno di vivere in armonia con il nostro pianeta, ma ci metteranno anche in condizioni di valorizzare in maniera sostenibile le risorse che la natura ci mette a disposizione.
Di Alberto Di Minin, Norma Rosso e Gianmaria Ontano