Prima c’era il mare. L’impegno del CNR sulla biodiversità marina e terrestre

«Siamo tutti venuti dal mare», ha ricordato la presidente del Centro Nazionale per la Ricerca Maria Chiara Carrozza durante il forum su acqua, cambiamenti climatici e patrimonio culturale, svoltosi lo scorso 18 febbraio a Pisa al Distretto Rotary 2071. Ritornando con la memoria a un viaggio a Bogotà che fece con il padre nel 1987, Carrozza ha citato un epigrafe vista al Museo de l’oro della capitale colombiana: “Primero estaba el mar”, un riferimento della mitologia precolombiana, e in particolare della cosmologia Kogui. “Prima c’era il mare. Tutto era buio. Non c’era il sole, né la luna, né le persone, né gli animali, né le piante. Il mare era ovunque. Il mare era la madre. La madre non era persone, né niente, né cosa qualsiasi. Era lo spirito di ciò che doveva venire ed era pensiero e memoria”. E proprio su acqua e mare il CNR sta concentrando la sua attività di ricerca, mettendo al centro di essa una delle azioni finanziate dal PNRR: la salvaguardia della biodiversità

La biodiversità è infatti un concentrato di ricchezza naturale che il Mediterraneo e in particolare l’Italia possiedono, e che per primi sono chiamati a conoscere, tutelare e valorizzare. Impegno che l’Italia ha preso a cuore formalmente: da meno di un anno anche il testo costituzionale nomina la biodiversità, sancendo all’articolo 9 che la Repubblica ha il compito di tutelare “l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. 

«Per la prima volta nella storia», ha detto Carrozza, «siamo chiamati a pensare a un modello di sviluppo economico sostenibile per il pianeta. Dobbiamo cambiare la nostra cultura, le nostre abitudini e il concetto stesso di sviluppo». Una vera e propria rivoluzione, che vede coinvolti tutti i membri delle Nazioni Unite nel contesto dell’agenda ONU 2030 e dei suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, la bussola laica da sorvegliare continuamente per scegliere quali passi fare durante questo nuovo cammino. 

Per quanto riguarda l’Italia, uno dei primi passi concreti è stato destinare parte dei fondi del PNRR all’istituzione del National Biodiversity Future Center, un consorzio fondato dal CNR insieme a 25 università italiane e partner sia pubblici che privati. Al centro del progetto di ricerca ci sono l’innovazione e lo sviluppo economico per la biodiversità. «Dobbiamo capirla, misurarla, fare modelli per comprenderla e per poter agire nel suo recupero. Dobbiamo anche valorizzarla, perché dall’applicazione di tecnologie abilitanti e da un nuovo modo di fare ricerca sul tema, possono emergere opportunità di business e attività in grado di rendere la biodiversità il centro di una nuova cultura imprenditoriale».

La sala convegni dell’Unione Industriali di Pisa al massimo della capienza per un sabato mattina dedicato all’acqua e al cambiamento climatico.

Le parole chiave che guideranno i ricercatori del National Biodiversity Future Center sono due: monitorare e modellizzare. La misurazione è qui fondamentale come in ogni ambito scientifico e verrà fatta attraverso la rete di infrastrutture attivate grazie ai fondi del PNRR. Ma non solo: il CNR metterà a disposizione Gaia Blu, una nave per l’esplorazione oceanografica frutto della donazione della Schmidt Ocean Institute, la fondazione statunitense creata dal primo CEO di Google Eric Schmidt. Equipaggiata con le più sofisticate strumentazioni per il monitoraggio del Mediterraneo, Gaia Blu verrà utilizzata dalla comunità scientifica per iniziare questo percorso di analisi sulla biodiversità marina. 

La misurazione della biodiversità – e soprattutto la sua perdita causata dell’azione umana – permetterà di creare dei modelli interpretativi, attraverso i quali la comunità scientifica potrà dibattere e confrontarsi. Un aspetto, quello della modellizzazione, cruciale per la successiva fase di azione: senza non è infatti possibile dare ai governanti gli strumenti per prendere decisioni.  

Il National Biodiversity Future Center sarà  la casa di ricerca e innovazione sulla biodiversità, nel più ambizioso programma mai lanciato dall’Italia per il suo monitoraggio, ripristino, conservazione e valorizzazione. Sarà una  casa digitale, ma anche fisica, e che avrà le sue fondamenta nelle città di Palermo e Venezia. Si troveranno qui le sedi del Gateway della Biodiversità, uno spazio pensato per essere a tutti gli effetti un portale, nel quale permettere l’incontro e il dialogo tra la ricerca scientifica e tutto il resto: dalla divulgazione rivolta alla popolazione, al trasferimento tecnologico; dall’educazione di tutte le fasce d’età, allo sviluppo di opportunità economiche e industriali. 

«Siamo di fronte alla sfida più grande che l’uomo si è attribuito: rendere il suo sviluppo industriale sostenibile e in armonia con il pianeta che ci ospita » ha concluso Carrozza, «e sono molto contenta che il CNR farà la sua parte».

Sebbene in questo nostro articolo abbiamo deciso di soffermarci sull’intervento del Presidente del CNR, sono stati tanti gli spunti al convegno organizzato da Rotary Distretto 2071 a Pisa sabato scorso. Tra i relatori da segnalare, oltre a Carrozza, Marco Cattaneo – editor in chief National Geographic Italy – Cristina Fossi – docente di ecologia Università di Siena – Erasmo D’Angelis – Presidente Fondazione Earth Water Agenda -, Alberto Cecchini – board director Totary International Silvano Focardi, già magnifico Rettore dell’Università di Siena e docente di ecologia, Stefano Masini, responsabile ambiente e Territorio Coldiretti – Docente Università Roma Tor Vergata.  I video dei singoli interventi sono visualizzabili tramite la pagina Facebook di Opera Rotariana. Un resoconto dell’intero incontro è invece disponibile qua.

Di Alberto Di Minin e Norma Rosso