#China Issues con Marco Bonaglia. Cooperazione accademica tra Pisa e Chongqing: l’esempio dell’Istituto Galilei

Lunedì 6 Marzo l’ospite del corso China Issues della Scuola Superiore Sant’Anna è  Marco Bonaglia, PhD Candidate della Chongqing University ed Executive Director dell’Istituto Galilei di Chongqing. Nel suo intervento si occupa del tema della cooperazione accademica tra Pisa e Chongqing e dell’esempio dell’Istituto Galilei. 

Perché è importante l’esperienza del Galilei?

Il Galilei è una fondamentale piattaforma per lo sviluppo della cooperazione accademica tra Scuola Superiore Sant’Anna e Chongqing University e tra Italia e Cina. Rappresenta un unicum in generale nel contesto delle relazioni accademico/scientifiche tra i nostri due Paesi: infatti l’ufficio del Galilei è aperto, in modo continuativo, fin dal 2007! Un record di costanza, di presenza e per la quantità delle attività realizzate nei suoi 15 anni. Negli anni della pandemia, è rimasto aperto grazie al contributo delle nostre tre ragazze in loco: Yangxin, Surong e Giada sono state fondamentali per noi, con la loro presenza hanno tenuto in vita l’Istituto in un periodo molto complesso. Il Galilei è importante per i Professori, gli studenti, i professionisti italiani che vogliano ricercare opportunità con la Chongqing University e nel Chengdu-Chongqing Economic Circle

Quando ero a Chongqing, il Galilei rappresentava per me un’ancora di salvataggio, un ufficio in cui stare bene con il suo personale, in cui parlare in italiano e bere un buon caffè. Per me era utile “staccare” dalla vita frenetica cinese e trovare un luogo in seno alla Chongqing University in cui mi sentissi a casa, anche a 8000 chilometri di distanza. Penso che per gli studenti italiani il Galilei abbia rappresentato un supporto, sia logistico che linguistico, una “piccola Italia accademica” in una delle città più grandi e sconfinate di tutta la Cina, in cui a volte è facile perdersi. 

Come è cambiata l’attività del Galilei in Cina con la pandemia? 

Siamo molto orgogliosi del fatto che il Galilei sia rimasto aperto in questi anni. Non è stato facile affrontare la duplice sfida della pandemia: sia in Cina che in Italia essa si è sviluppata in modo diverso, con tempistiche separate, chiusure e aperture alternate. La sfida posta da questa crisi è stata impegnativa da affrontare, ma abbiamo dato il massimo, sia a Pisa che a Chongqing, perché credevamo fortemente nel progetto. Le competenze e relazioni, il capitale umano, i risultati di 15 anni di storia di hanno spronato a non mollare, mai. Personalmente sono rimasto in contatto, tutti i giorni, con le nostre ragazze a Chongqing tramite WeChat e tutti i mezzi digitali possibili, e le riunioni delle staff si sono trasferite sulla piattaforma Tencent Meetings. A Pisa e Milano ho frequentato in presenza, quando possibile, gli eventi sulla Cina e mi sono connesso a quelli digitali in Cina, mentre Surong e Yangxin a Chongqing hanno rappresentato l’Istituto ai diversi eventi sul territorio cinese, alla ricerca di nuove opportunità. 

Quali sono le prospettive del Galilei per i prossimi 5/10 anni?

Il Galilei è cresciuto nel tempo adattandosi agli enormi cambiamenti della Cina e agli alti e bassi del contesto internazionale. Nella sua lunga storia, ha esplorato, si è consolidato e rafforzato, e contribuito al sistema Italia in Cina promuovendo le competenze della Scuola Superiore Sant’Anna e lavorando al servizio di altri partner accademici italiani. La pandemia ritengo sia una piccola parentesi della sua grande e positiva storia. 

In Cina, nonostante i piani di sviluppo siano messi per iscritto, fino al minimo dettaglio, e si ragioni già al 2035 o 2049, non è facile fare previsioni. Quello che ho imparato sul campo, è che bisogna costruire giorno per giorno con pazienza e dedizione i propri progetti, ed essere aperti alla sfide che un sistema così diverso dal nostro ci mette davanti. Ora la Cina, dopo mesi complessi, ha riaperto e sono molto ottimista che il Galilei possa tornare alla sua piena operatività.

La chiave per essere efficaci a mio avviso è portare avanti il “Metodo Nicosia”: nell’affrontare la sfida Cina, Filippo Nicosia ci aveva indicato la strada, mostrando virtù quali elasticità, professionalità, dedizione, curiosità e preparazione. Noi seguiremo il suo esempio, oggi come tra cinque, dieci anni. 

Di Alberto Di Minin e Filippo Fasulo