Knowledge Share: Condividere e Segnalare i risultati della ricerca pubblica

Tra gli strumenti più interessanti per il trasferimento tecnologico e l’Open Innovation, c’è Knowledge Share. Si tratta di una piattaforma che mette a disposizione in modo gratuito tecnologie e brevetti sviluppati all’interno di Università, Centri di Ricerca e Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) italiani. Rendendo fruibili i risultati della ricerca, si permette a imprese, investitori e innovatori dai settori più disparati, di visualizzare i punti di sviluppo (ed eventualmente interfacciarsi con), le migliori tecnologie ed il know-how di gruppi di ricerca, start-up e spin-off.

Ogni soluzione viene valorizzata con una pagina dedicata in maniera sintetica, così da renderla accessibile. Si tratta di un’importante vetrina della ricerca pubblica italiana, attiva dal 2017, in grado di abilitare dinamiche di Open Innovation. Nel 2021 Knowledge Share è stata riconosciuta come best practice nella promozione della valorizzazione della Proprietà Intellettuale dalla Commissione Europea.

Tra i partner che hanno guidato la nascita del progetto, troviamo il Ministero delle Imprese e del Made In Italy – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e l’Associazione Netval che hanno sviluppato assieme questo spazio d’incontro online a partire da un’idea del Politecnico di Torino. Il successo della piattaforma ha portato al lancio di Knowledge Share 2.0 a Roma, martedì 23 gennaio, presso la sede del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche. L’evento è stata un’occasione per raccontare casi di successo associati all’iniziativa e per presentare i nuovi contenuti della piattaforma, finanziata nell’ambito del PNRR nell’ottica di contribuire al progresso tecnologico-digitale e all’innovazione del paese.

La piattaforma ha visto pubblicati 2150 brevetti negli ultimi sette anni con una media nell’ultimo anno di circa 30 brevetti al mese. Alcuni di questi brevetti ora sono scaduti, altri sono stati superati, ma il traffico di 10 mila utenti attivi ogni mese (per il 50% internazionali) dimostra che la piattaforma abbia un ottimo effetto di segnalazione. Gli organizzatori di Knowledge Share stimano che ad oggi la valorizzazione delle tecnologie visualizzato ha portato a 350 contatti e incontri tra gruppi di ricerca e investitori.

Oggi, la versione 2.0 presenta tutta una serie di nuove funzionalità volte a facilitare il processo di trasferimento tecnologico. Ne sono un esempio la nuova interfaccia e la nuova sezione dedicata agli spin-off per raccontare le attività imprenditoriali accademiche, ma anche un’esperienza piattaforma-utente migliorata grazie all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.  A differenza dei motori di ricerca tradizionali, Knowledge Share 2.0 presenta un motore semantico sviluppato dallo spin-off Erre Quadro dell’Università di Pisa. È un modello capace di creare una rappresentazione del significato delle parole cercate e di confrontarle con le rappresentazioni dei concetti dei brevetti nel database. Si tratta di elementi che vanno ad arricchire uno strumento consolidato che rappresenta la più grande piattaforma a livello nazionale dedicata alla valorizzazione della ricerca pubblica. Chi utilizza Knowledge Share è alla ricerca di competenze scientifiche in determinati ambiti e non di tecnologie più o meno protette da brevetti. In quest’ottica di segnalazione, futuri sviluppi della vetrina prevederanno un sempre maggiore accesso ai dati anche grazie all’allineamento automatico con banche dati pubbliche come quelle di EPO e UIBM. Strategico è inoltre lo sviluppo di un “Open Innovation wall” come spazio dedicato alle imprese per pubblicare i loro bisogni di innovazione e di un “Expert wall” dove gli utenti potranno approfondire le competenze di inventori e team imprenditoriali del mondo accademico con un accesso ai loro profili scientifici.

Superare la distanza tra ricerca e mercato vuol dire innanzitutto superare la distanza informativa e segnalare all’impresa dove andare a trovare le competenze: questo il compito di Knowledge Share.

Di Alberto Di Minin e Giovanni Tolin
Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 28 gennaio 2024